La musica nel terzo millennio

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  1. pulsar.f64
     
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    Da ragazzino compravo spesso cd e dvd da Nannucci, un emporio bolognese che vendeva anche per corrispondenza e spediva a casa un catalogo fornitissimo e con prezzi molto convenienti.
    Facevo gli ordini insieme ad altri amici. Acquistando più di 10 articoli non si pagavano spese postali.
    Era un colosso, Nannucci. Oggi è quasi scomparso. Ormai i dischi non li compra proprio più nessuno.

    La progressiva scomparsa dei grandi distributori di cd sembra inarrestabile ed è l'ennesimo sintomo di quanto stiano cambiando il mondo della musica e il nostro approccio all'ascolto.

    L'avvento del computer e, soprattutto, di internet ci sta influenzando in modo pesantissimo e crescente.

    Un nuovo brano ormai si ascolta su Youtube e un cd si scarica quasi in anteprima. Raramente si compra.
    Un cd vergine può contenere circa 150 canzoni in formato mp3 di media durata, cioè più o meno 10 cd musicali.
    Non parliamo dell'i-pod.

    La musica si ascolta sempre più per strada (a piedi o in auto) e sempre meno nell'impianto stereo di casa. E' in corso una mutazione delle nostre abitudini quotidiane e la musica non poteva esserne esente, complice ovviamente anche la sconfinata disponibilità di risorse tecnologiche ormai alla portata di chiunque.
    Il fenomeno è inarrestabile, la diffusione musicale incontrollata (e pressochè gratuita) ha tracimato e non saranno le minacce di multe a impedire che occupi nuovi spazi.

    L'industria musicale tradizionale rischia il collasso se non si rinnova, se non inventa qualcosa. Purtroppo i primi a farne le spese saranno gli emergenti, che avranno sempre maggiori difficoltà a trovare qualcuno disposto a finanziarne gli esordi.

    Recentemente ho letto che ormai il fatturato delle esibizioni dal vivo ha superato quello della vendita dei cd. E infatti i concerti costano - in proporzione - molto più di un tempo.
    Tuttavia può essere la svolta.
    I musicisti devono tornare tra la gente, in mezzo al pubblico ed esibirsi dal vivo. Potrebbe essere l'inizio di un ciclo virtuoso.
    Chissà che non si stia imboccando la strada giusta. Che poi, a pensarci bene, è un ritorno all'antico.
     
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  2. B Minor.
     
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    CITAZIONE (pulsar.f64 @ 2/7/2011, 14:18) 
    La progressiva scomparsa dei grandi distributori di cd sembra inarrestabile ed è l'ennesimo sintomo di quanto stiano cambiando il mondo della musica e il nostro approccio all'ascolto.

    Uhm, partendo dalla mia esperienza personale (magari parziale o non pienamente rispondente alla realtà dei fatti), non ritengo del tutto esatta la tua affermazione: sono forse i negozi a chiudere, i piccoli commercianti a fallire, ma vi sono ancora grandi distributori di CD sui quali si può fare affidamento in qualsiasi centro urbano. Basti pensare alla Feltrinelli, per esempio, la quale è diventata, ormai da anni, non solo una casa editrice, ma un punto vendita ben più assortito.

    CITAZIONE
    L'avvento del computer e, soprattutto, di internet ci sta influenzando in modo pesantissimo e crescente.

    Più che di "influenza", io parlerei di semplice "effetto" di internet verso di noi.
    Per spiegarmi meglio proporrò un esempio.

    Su internet, cercando nel modo giusto, è possibile trovare il testo integrale di numerose opere letterarie, sia classiche che moderne, ed il file può essere scaricato sul proprio pc in men che non si dica. Per chi fosse poco esperto nel settore, comunque, sono disponibili gli e-book (qui per saperne di più), libri elettronici pratici, comodi e manegevoli, che consentono di leggere anche i romanzi più voluminosi senza alcun impaccio per strada, in metropolitana, in campeggio.

    Se si trattasse di "influenza della tecnologia", anche il mondo dell'editoria, come quello dell'industria musicale, avrebbe dovuto essere vittima di duri contraccolpi: un e-book è pratico tanto quanto un mp3, un file di testo si scarica tanto semplicemente quanto un file audio. Eppure, la "rivoluzione" (possiamo permetterci di chiamarla già così?) non ha colpito molto il libro cartaceo, mentre ha rapidamente reso "superati" - almeno, per alcuni - i dischi di musica.

    Come dicevo, secondo me si tratta degli "effetti" della tecnologia, dei vantaggi che essa offre, non tanto della sua "influenza", intesa come incontrastabile incidenza di un fattore sulle abitudini di qualcuno.
    Tu stesso, a questo proposito, dicevi, infatti:

    CITAZIONE
    E' in corso una mutazione delle nostre abitudini quotidiane e la musica non poteva esserne esente, complice ovviamente anche la sconfinata disponibilità di risorse tecnologiche ormai alla portata di chiunque.

    Ecco, probabilmente tale sconfinata disponibilità di risorse è stata complice del cambiamento, una vera e propria conditio sine qua non.
    D'altra parte, la sopracitata tecnologia ha fatto sì che aumentassero, in maniera esponenziale, i fruitori di musica. Il fatto che essa possa essere procurata gratuitamente, anche restando comodamente in casa propria, e che la si possa "portare con sé" ovunque sia vada ha indubbiamente avvantaggiato la diffusione e lo scaricamento di ogni tipo di brano attraverso il web.

    Comunque, non deve essersi trattato solo di questo, altrimenti non si spiegherebbe ancora la differenza d'effetto tra il lancio sul mercato degli mp3 e quello degli e-book. È vero, infatti, che questi ultimi sono disponibili da un tempo relativamente breve, rispetto ai primi, ma, allo stesso modo, è pur vero che essi non faranno, verosimilmente parlando, altrettanto scalpore, non saranno ugualmente "rivoluzionari".

    A mio parere, non si tratta, quindi, solo di comodità e praticità dei mezzi mediante i quali sia possibile leggere o ascoltare musica nel 2011. Il pubblico, per utilizzare un nome collettivo abbastanza calzante, non si accontenterebbe di ciò: egli va ancora alla ricerca della qualità, checché ne possano dire alcuni.
    Senza osare considerare la musica classica (sarebbe impossibile paragonare la musica da camera, quella concertistica o quella lirica ascoltata dal vivo ad una riproduzione elettronica di qualunque tipo), infatti, utilizzare uno stereo o un i-pod non comporta notevoli differenze: l'ottimizzazione del suono è un fattore tenuto molto in considerazione sia da chi inventa e costruisce, sia da chi acquista entrambi.
    Non si potrebbe dire lo stesso per gli e-book, poiché il rapporto libro-lettore è ben più fisico e più legati ai sensi (vista, tatto, olfatto) di quanto non lo sia quello tra libro elettronico e lettore.
    Un simile scarto non si nota (e non vi è), invece, nel rapporto tra stereo-ascoltatore ed mp3-ascoltare, anche perché il primo rapporto è cronologicamente più recente, rispetto a quello libro-lettore e forse, di conseguenza, più facile da sradicare, se in favore di un altro altrettanto "di qualità".

    Pertanto, fermo restando che esiste ancora chi si procura CD presso i rivenditori autorizzati, foss'anche solo per qualche artista a cui si è particolarmente legati, il ragionamento alla base di tali cambiamenti di massa potrebbe essere il seguente: se un file audio riprodotto in un lettore affidabile ed utilizzabile pressoché ovunque mi garantisce la medesima qualità di un CD originale acquistato a caro prezzo ed ascoltabile solo a casa (i lettori-cd portatili non potrebbero comunque reggere la concorrenza con gli mp3, ormai), perché non dovrei scaricare il primo da internet e dovrei, invece, comprare il secondo in negozio?

    Non esprimo giudizi di valore in proposito, dico solo che tale ragionamento si presenta abbastanza al passo con i tempi da farmi credere che abbia una propria logicità.
    In fondo, sì, l'industria musicale rischia forse il collasso, ma non per questo oggigiorno si ascolta meno musica, anzi!
    Dipende, dunque, dal punto di vista da cui osserviamo il problema.
    Per il pubblico, non sembra vi sia alcun "problema", stando così le cose. Esso continuerebbe ad esistere, oltretutto, senza ormai la mediazione (udite udite!) della suddetta industria musicale.

    Certo, come tu facevi notare, "i primi a farne le spese" potrebbe essere "gli emergenti, che avranno sempre maggiori difficoltà a trovare qualcuno disposto a finanziarne gli esordi".
    Eppure, se tutto si riducesse a questo, la soluzione a cui accennavi tu si rivelerà essere, probabilmente, la migliore.

    CITAZIONE
    I musicisti devono tornare tra la gente, in mezzo al pubblico ed esibirsi dal vivo. Potrebbe essere l'inizio di un ciclo virtuoso.
    Chissà che non si stia imboccando la strada giusta. Che poi, a pensarci bene, è un ritorno all'antico.

    Potrebbe risentirne il business, i grandi industriali, ma... Tale "ritorno all'antico" incarnerebbe anche secondo me un circolo virtuoso che varrebbe la pena mettere in atto! Per tornare alla questione "qualità del prodotto": il pubblico sarebbe entusiasta di iniziative del genere ed, in conclusione, la stessa industria musicale, riducendo i prezzi dei prodotti, potrebbe "tornare alla carica".

    L'importante, a mio parere, è che essa non venga considerata una mediatrice necessaria. Se proprio dovesse fallire, non bisognerebbe farne un dramma, né sottovalutare coloro che non se ne avvalgono per acquistare musica: finché il parametro resta la qualità, mezzi alternativi ad essa per ascoltare i propri artisti preferiti mi sembrano, in fin dei conti, ammissibili.
     
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  3. pulsar.f64
     
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    CITAZIONE (B Minor. @ 20/7/2011, 16:33) 
    Uhm, partendo dalla mia esperienza personale (magari parziale o non pienamente rispondente alla realtà dei fatti), non ritengo del tutto esatta la tua affermazione: sono forse i negozi a chiudere, i piccoli commercianti a fallire, ma vi sono ancora grandi distributori di CD sui quali si può fare affidamento in qualsiasi centro urbano. Basti pensare alla Feltrinelli, per esempio, la quale è diventata, ormai da anni, non solo una casa editrice, ma un punto vendita ben più assortito.

    Appunto. La Feltrinelli, già notissima casa editrice, è nata come catena di librerie e da qualche anno (anche per sopravvivere alla crisi dell'editoria) ha dovuto accogliere massicciamente supporti diversi dai libri (cd, dvd).
    Anche i megastore hanno il reparto musicale, tra i pannolini e i vini in offerta.
    I grandi distributori di cui parlavo io avevano musica dal primo all'ultimo scaffale: LP, cd, audiocassette, spartiti. Persino le videocassette musicali (e poi i dvd) facevano fatica a trovare posto.
    Erano i templi della musica.
    Il computer prima e internet poi hanno spazzato via tutto questo.

    CITAZIONE
    Più che di "influenza", io parlerei di semplice "effetto" di internet verso di noi.

    Capisco il tuo punto di vista, ma ho usato non a caso il termine influenza.
    Anni fa, si mettevano i soldi da parte per costruirsi un impianto stereo scegliendo con cura ogni componente: piatto, amplificatore, piastra, sintonizzatore, lettore cd, equalizzatore, casse, cuffie. Era spesso un sacrificio ma ne valeva la pena. Ascoltare un long playing, in particolare, era un rito. I cd, più comodi per molti motivi, hanno già una qualità inferiore agli LP (per quanto possa sembrare assurdo), ma non hanno modificato sostanzialmente le abitudini.
    Ormai i formati compressi (mp3, wma, etc.) hanno reso praticamente inutili gli impianti stereo perchè hanno appiattito il suono. Basta e avanza l'ipod o il classico radione. In più, si scaricano facilmente da internet, quindi la gente compra pochi dischi. La musica si ascolta più per strada che a casa, è quasi un sottofondo. Come tutto il resto della società, brucia in fretta. Fa la fiammata, non ha tempo.
    Questo ha influenzato il modo di scrivere le canzoni (ma non voglio aprire anche questo fronte perchè sarebbe una voragine) e la tecnica di registrazione. Se ascoltiamo alle cuffie un brano inciso tra gli anni '70 e '80 possiamo distinguere nettamente i singoli strumenti, sentire quando entrano. Alcuni nel canale destro altri nel sinistro, altri ancora al centro.
    Non c'era solo la stereofonia. C'era l'olofonia. La musica aveva anche una dimensione dinamica, una profondità, uno spessore, una rotondità. L'impasto musicale era omogeneo e lo potevi apprezzare con l'impianto stereo, ma te ne accorgevi anche ascoltando la musica nell'autoradio.
    Oggi tutto questo non esiste più. Anche i musicisti che incidevano con quel tipo di qualità oggi si sono omologati. Prima potevano perdere ore intere con l'ingegnere del suono per dosare un'eco o un riverbero, adesso non lo fanno più.
    Tanto finisce tutto dentro un ipod.

    CITAZIONE
    Per spiegarmi meglio proporrò un esempio.
    ...
    Se si trattasse di "influenza della tecnologia", anche il mondo dell'editoria, come quello dell'industria musicale, avrebbe dovuto essere vittima di duri contraccolpi
    ...
    Ecco, probabilmente tale sconfinata disponibilità di risorse è stata complice del cambiamento, una vera e propria conditio sine qua non.

    Beh, il mondo dell'editoria è in crisi nera da tempo, nonostante goda di sovvenzioni maggiori della musica e l'IVA sui libri sia molto inferiore all'IVA sui cd. Ma è un discorso lungo, non si limita alla tecnologia.
    Poi la musica, rispetto alla letteratura, è arte più complessa. Un mp3 fa molto più danno a un cd di quanto non ne faccia un ebook a un libro.

    CITAZIONE
    D'altra parte, la sopracitata tecnologia ha fatto sì che aumentassero, in maniera esponenziale, i fruitori di musica. Il fatto che essa possa essere procurata gratuitamente, anche restando comodamente in casa propria, e che la si possa "portare con sé" ovunque sia vada ha indubbiamente avvantaggiato la diffusione e lo scaricamento di ogni tipo di brano attraverso il web.
    Comunque, non deve essersi trattato solo di questo, altrimenti non si spiegherebbe ancora la differenza d'effetto tra il lancio sul mercato degli mp3 e quello degli e-book. È vero, infatti, che questi ultimi sono disponibili da un tempo relativamente breve, rispetto ai primi, ma, allo stesso modo, è pur vero che essi non faranno, verosimilmente parlando, altrettanto scalpore, non saranno ugualmente "rivoluzionari".

    Giusto. Gli ebooks non sono altrettanto rivoluzionari. Infatti la loro incidenza è minore.

    CITAZIONE
    A mio parere, non si tratta, quindi, solo di comodità e praticità dei mezzi mediante i quali sia possibile leggere o ascoltare musica nel 2011. Il pubblico, per utilizzare un nome collettivo abbastanza calzante, non si accontenterebbe di ciò: egli va ancora alla ricerca della qualità, checché ne possano dire alcuni.

    La misurazione della qualità implica l'uso di parametri, riferimenti e livelli standard che mi fa dubitare della possibilità che il mercato di oggi si permetta il lusso di privilegiare prodotti qualitativamente elevati. Non solo nella musica.

    CITAZIONE
    Pertanto, fermo restando che esiste ancora chi si procura CD presso i rivenditori autorizzati, foss'anche solo per qualche artista a cui si è particolarmente legati, il ragionamento alla base di tali cambiamenti di massa potrebbe essere il seguente: se un file audio riprodotto in un lettore affidabile ed utilizzabile pressoché ovunque mi garantisce la medesima qualità di un CD originale acquistato a caro prezzo ed ascoltabile solo a casa (i lettori-cd portatili non potrebbero comunque reggere la concorrenza con gli mp3, ormai), perché non dovrei scaricare il primo da internet e dovrei, invece, comprare il secondo in negozio?

    Ineccepibile la conclusione. Ma non confonderei la convenienza con la qualità. Io sono perfettamente consapevole che la musica mp3 che ascolto tutte le mattine nell'ipod quando vado a piedi in ufficio non è che la rappresentazione (leggi il surrogato) di quella che essa è in realtà, anche e soprattutto quando si tratta di cd datati. Ciò detto, mi va bene anche così perchè non ho più molto tempo di accendere lo stereo nel salone di casa e ascoltare in silenzio, magari al buio, il vero LP o cd. Ma quando lo faccio è un'altra cosa (per i dischi fino agli anni '80. Per gli altri l'impatto è minore).

    CITAZIONE
    Non esprimo giudizi di valore in proposito, dico solo che tale ragionamento si presenta abbastanza al passo con i tempi da farmi credere che abbia una propria logicità.
    In fondo, sì, l'industria musicale rischia forse il collasso, ma non per questo oggigiorno si ascolta meno musica, anzi!
    Dipende, dunque, dal punto di vista da cui osserviamo il problema.
    Per il pubblico, non sembra vi sia alcun "problema", stando così le cose. Esso continuerebbe ad esistere, oltretutto, senza ormai la mediazione (udite udite!) della suddetta industria musicale.

    Sono d'accordo. E sono contento di essere libero di cercare la qualità quando ne ho voglia e tempo oppure di accontentarmi della comodità quando non ho alternative.

    CITAZIONE
    Potrebbe risentirne il business, i grandi industriali, ma... Tale "ritorno all'antico" incarnerebbe anche secondo me un circolo virtuoso che varrebbe la pena mettere in atto! Per tornare alla questione "qualità del prodotto": il pubblico sarebbe entusiasta di iniziative del genere ed, in conclusione, la stessa industria musicale, riducendo i prezzi dei prodotti, potrebbe "tornare alla carica".

    Senza dubbio.
     
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  4. B Minor.
     
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    CITAZIONE (pulsar.f64 @ 21/7/2011, 09:52) 
    Anche i megastore hanno il reparto musicale, tra i pannolini e i vini in offerta.
    I grandi distributori di cui parlavo io avevano musica dal primo all'ultimo scaffale: LP, cd, audiocassette, spartiti. Persino le videocassette musicali (e poi i dvd) facevano fatica a trovare posto.
    Erano i templi della musica.

    Ho capito solo adesso cosa intendevi, sì. E' innegabile che tu abbia ragione, ma... Credo che l'unica spiegazione sia dovuta al fatto che, da un punto di vista commerciale, negozi di questo tipo non erano tanto convenienti quanto i sopracitati megastore, il che è un peccato, obiettivamente; quelli "erano i templi della musica", per l'appunto.

    CITAZIONE
    Capisco il tuo punto di vista, ma ho usato non a caso il termine influenza.

    A proposito di questa discussione non posso dirti la mia in maniera granché consapevole, nel senso che sono figlia dell'ultima generazione e, sfortunatamente, non mi è mai capitato di avere a che fare con un impianto stereo vero e proprio, ottenuto acquistando un pezzo dopo l'altro. Comunque, ritengo che anche questa mia mancanza non sia dovuta solo ad un'influenza della tecnologia: i cultori della Musica da ascolto (si noti la maiuscola) esistono a tutt'oggi, sebbene in una percentuale minore rispetto a trenta o quaranta anni fa. Chi è nato da recente, invece, non sempre viene abituato a questo tipo di approccio e si limita a procurarsi file in formato mp3, wma o quant'altro senza neanche immaginare il conseguente appiattimento del suono a cui facevi riferimento tu stesso.

    CITAZIONE
    Non c'era solo la stereofonia. C'era l'olofonia. La musica aveva anche una dimensione dinamica, una profondità, uno spessore, una rotondità. L'impasto musicale era omogeneo e lo potevi apprezzare con l'impianto stereo, ma te ne accorgevi anche ascoltando la musica nell'autoradio.
    Oggi tutto questo non esiste più. Anche i musicisti che incidevano con quel tipo di qualità oggi si sono omologati. Prima potevano perdere ore intere con l'ingegnere del suono per dosare un'eco o un riverbero, adesso non lo fanno più.
    Tanto finisce tutto dentro un ipod.

    Sarebbe interessante, allora, un'eventuale "ri-educazione" all'ascolto, in modo che informazioni come queste - non so sconosciute a quanti, a me in particolare sì, per esempio - possano circolare in maniera maggiore anche fra i più giovani. Una soluzione potrebbe essere, fra le altre, quella di inserire "lezioni" sull'evoluzione (o sul regresso, stando così le cose?) musicale dell'ultimo cinquantennio nelle scuole, compreso il modo di scrivere canzoni, il quale non mi sembra di minor importanza rispetto al resto. Che siano ore curriculari o extrascolastiche, ritengo potrebbero aprire un po' gli occhi sulla situazione attuale e fare in modo che la scelta fra formato mp3 e compact disc o LP sia, per lo meno, più consapevole.

    Con quest'ultima frase, mi riallaccio anche al discorso successivo, ossia quello inerente alla "qualità".
    La tua precisazione, a ben pensarci, mi sembra necessaria:
    CITAZIONE
    Non confonderei la convenienza con la qualità.

    In effetti, le due cose vengono a coincidere nel momento in cui non si conoscono per esperienza diretta altre alternative alle canzoni scaricate in un ipod, ma la "qualità" viene a mancare non appena, fra cd ed mp3, si sceglie consapevolmente la seconda opzione.
    Ciò non significa, tuttavia, che quest'ultima sia da meno rispetto alla prima. Voglio dire, a livello di comodità risponde perfettamente alle esigenze del singolo. Per citarti:
    CITAZIONE
    Io sono perfettamente consapevole che la musica mp3 che ascolto tutte le mattine nell'ipod quando vado a piedi in ufficio non è che la rappresentazione (leggi il surrogato) di quella che essa è in realtà, anche e soprattutto quando si tratta di cd datati. Ciò detto, mi va bene anche così perchè non ho più molto tempo di accendere lo stereo nel salone di casa e ascoltare in silenzio, magari al buio, il vero LP o cd.

    Ecco, a mio parere il rapporto fra musica ed ascoltatore è cambiato, per ovvie ragioni di tempo. Allora, alla luce di questo, avere con sé le cuffie anche quando si è per strada, o al lavoro, o in auto, non mi sembra un cattivo segno: tu affermavi che "La musica si ascolta più per strada che a casa, è quasi un sottofondo. Come tutto il resto della società, brucia in fretta. Fa la fiammata, non ha tempo.", ma permettimi di dissentire.
    È notevole il fatto che oggi si abbia l'opportunità di "portarsi dietro" la propria musica preferita. Non è detto che, quando essa funge apparentemente da sottofondo, non venga ugualmente apprezzata, o ascoltata con piacere, anzi. E, se il prezzo da pagare è una riduzione della qualità, a favore di una maggiore comodità, nel caso specifico ben venga: è un modo come un altro di coltivare il suddetto rapporto musica/ascoltatore, sebbene con mezzi diversi rispetto al passato.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    Non esprimo giudizi di valore in proposito, dico solo che tale ragionamento si presenta abbastanza al passo con i tempi da farmi credere che abbia una propria logicità.
    In fondo, sì, l'industria musicale rischia forse il collasso, ma non per questo oggigiorno si ascolta meno musica, anzi!
    Dipende, dunque, dal punto di vista da cui osserviamo il problema.
    Per il pubblico, non sembra vi sia alcun "problema", stando così le cose. Esso continuerebbe ad esistere, oltretutto, senza ormai la mediazione (udite udite!) della suddetta industria musicale.

    Sono d'accordo. E sono contento di essere libero di cercare la qualità quando ne ho voglia e tempo oppure di accontentarmi della comodità quando non ho alternative.

    Voilà. Quoto. :smile:

    Veniamo all'ultimo punto della discussione.
    CITAZIONE
    Beh, il mondo dell'editoria è in crisi nera da tempo, nonostante goda di sovvenzioni maggiori della musica e l'IVA sui libri sia molto inferiore all'IVA sui cd. Ma è un discorso lungo, non si limita alla tecnologia.

    No, infatti, non si limita solo alla tecnologia, ma è sintomatico del fatto che non sempre un periodo di crisi debba condurre ad una "rivoluzione" tanto profonda del modo di rapportarsi con un prodotto. Nel caso dei libri, per esempio, risulta chiaro che "Gli ebooks non sono altrettanto rivoluzionari. Infatti la loro incidenza è minore.", per l'appunto.
    Forse, quindi, la questione "qualità o comodità?" non ha scisso l'esperienza di lettura cartacea da quella virtuale, mentre lo ha fatto molto più nettamente a proposito della musica e delle svariate modalità di ascolto.
    CITAZIONE
    Poi la musica, rispetto alla letteratura, è arte più complessa. Un mp3 fa molto più danno a un cd di quanto non ne faccia un ebook a un libro.

    È vero, alla luce di quanto detto, sembra sia proprio così.
    Pertanto, evidentemente, deve esserci dell'altro. La diffusione dei formati compressi non è un fenomeno avvenuto da un giorno all'altro in tutto il mondo, si è trattato di un processo (più o meno) graduale, motivo per cui, se ci si fosse resi conto dei danni che questo avrebbe apportato al cd o all'LP, forse internet non sarebbe bastato a garantire il successo di tali formati. Anche perché c'era, allora, chi poteva ben valutare i pro ed i contro di una simile "rivoluzione".
    Io credo, dunque, che la ragione di questa "influenza" sia da ricercare altrove. Oramai, è innegabile, non si dispone del tempo che obiettivamente si vorrebbe per ascoltare la propria musica preferita in casa, con l'apparecchiatura dovuta (argomento già affrontato, lo so, ma era necessario riprenderlo ancora una volta); perché, quindi, privarsi di sentire un brano al supermercato, in treno, in una sala d'attesa, avendone l'opportunità? Magari, inizialmente, questo è stato fatto non tanto a discapito della qualità del sonoro, quanto in favore di un rapporto con la musica che nessuno si è sentito di estinguere del tutto.
    In conclusione, probabilmente, l'"influenza" della tecnologia è stata il risultato di un ponderato compromesso del pubblico, non di una cieca e quasi inevitabile adesione di massa.

    Edited by B Minor. - 3/8/2011, 15:08
     
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  5. pulsar.f64
     
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    Ti faccio i miei complimenti per la pertinenza delle tue osservazioni, argomentate e ben strutturate, e per la capacità di affrontare analiticamente il tema proposto.
    E' l'ennesima (implicita) conferma dell'ottimo livello di questo bel forum.
    Sono certo che capiterà ancora di confrontare le nostre opinioni in un post dal contenuto più generale che spero di pubblicare quanto prima.
     
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  6. B Minor.
     
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    Ti ringrazio, pulsar! Sarò contenta di confrontarmi di nuovo con te e con il resto del forum in merito, quando vorrai aprire altri topic. (:
     
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5 replies since 2/7/2011, 13:18   277 views
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