Il Natale: storia, iconografia, leggende.

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  1. Anairam
     
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    Il Natale è la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù, per i Cristiani figlio di Dio e della Vergine Maria. Cade il 25 dicembre (il 7 gennaio nelle Chiese orientali, per lo slittamento del calendario giuliano).

    Il termine italiano Natale deriva dal latino Natalis che significa "natalizio, relativo alla nascita".

    Già nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile) che commemorava la nascita dell'Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti, la festa dedicata alla nascita del Sole (Mitra), anch'essa il 25 dicembre, introdotta da Aureliano nel 273 d.C., soppiantata progressivamente durante il III secolo[1] dalla ricorrenza cristiana. Il Natale è anche chiamato Natale di Gesù o Natività del Signore e preceduto talvolta dall'aggettivo santissimo (talvolta abbreviato in Ss.).

    Secondo il calendario liturgico cristiano è una solennità di livello pari all'Epifania, Ascensione e Pentecoste e inferiore alla Pasqua (la festività più importante in assoluto) e certamente la più popolarmente sentita, soprattutto a partire dagli ultimi due secoli, da quando cioè è diventata la festa in cui ci si scambia i regali e quindi è il periodo più importante per il commercio e l’industria di consumo ed in più si sta insieme in famiglia.

    Il Natale, pur non essendo la principale festa cristiana in quanto essa è la Pasqua, è pur sempre quella più sentita a livello familiare e popolare e rappresenta la consapevolezza di essere chiamati a riconoscere nel Bambino di Betlemme il Figlio di Dio.

    La festa del Natale è la celebrazione della nascita di Gesù. Secondo il Vangelo di Luca, egli nacque da Maria a Betlemme, dove lei e suo marito Giuseppe si recarono per partecipare al censimento della popolazione organizzato dai Romani.


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    Giotto, particolare della Natività, dalla Cappella degli Scrovegni (Padova).
    La presenza del bue e dell'asinello è testimoniata dal Protovangelo di Giacomo.



    Per i suoi discepoli la nascita o natività di Cristo è stata preceduta da diverse profezie secondo cui il messia sarebbe nato dalla casa di Davide per redimere il mondo dal peccato.

    La data di nascita di Gesù non è riportata nei Vangeli. Fin dai primi secoli i cristiani svilupparono diverse tradizioni, basate su ragionamenti teologici, che fissavano il giorno della nascita del Signore in date diverse, tanto che Clemente Alessandrino (+ c. 215) annotava in un suo scritto: "non si contentano di sapere in che anno è nato il Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a cercarne anche il giorno" (Stromata, I,21,146.)

    C'è da pensare comunque, che la data del 25 Dicembre sia errata, in quanto periodo invernale, in netto contrasto con le abitudini dei pastori betleemiti dell'epoca. E' inverosimile che dei pastori possano pascere il gregge in un periodo cosi inadatto. E' più fondata l'ipotesi che il periodo della nascita, si aggiri tra i primi di Settmbre. Gesù stesso indico che "non è fondamentale ricordare il giorno della sua nascita, quanto quello del passaggio del pane e del vino (Commemorazione)". Questo anche in relazione all'avversione biblica contro i compleanni.

    Nella Chiesa latina il giorno di Natale è caratterizzato da quattro messe: la vespertina della vigilia, ad noctem (cioè la messa della notte), in aurora, in die (nel giorno).

    Come tutte le solennità, ha una durata maggiore rispetto agli altri giorni del calendario liturgico, infatti, le solennità si fanno iniziare ai vespri del giorno prima - se esso non ha la precedenza stabilita dalle apposite norme - facendo così saltare i vespri propri del giorno precedente.

    Il tempo liturgico del Natale si conta a partire dai primi vespri del 24 dicembre, per terminare con la domenica del Battesimo di Gesù, mentre il periodo precedente al Natale comprende le quattro settimane d'Avvento.

    Il Natale non è presente tra i primi elenchi di festività cristiane di Sant'Ireneo e Tertulliano, Origene, probabilmente alludendo ai Natalitia imperiali dichiara che nelle scritture solo i peccatori, e non i santi, celebrano la loro nascita.Arnobio ridicolizza la celebrazione dei "compleanni" degli dei.

    Le chiese cristiane celebravano piuttosto la festa dell'Epifania (dal greco ἐπιφάνεια (epiphàneja): manifestazione, comparsa, apparizione, nascita), che commemora la visita dei Re Magi a Gesù.

    Il processo attraverso il quale il 25 dicembre divenne la ricorrenza della nascita di Gesù per tutta la cristianità, incominciò solo nel III secolo e durò fino al successivo e differì temporalmente secondo le diocesi.


    Ipotesi sull'origine della data del Natale

    Sul fatto che il Natale venga festeggiato il 25 dicembre vi sono diverse ipotesi che possono essere raggruppate in due categorie: la prima che la data sia stata scelta in base a considerazioni simboliche interne al Cristianesimo, la seconda che sia derivata dall'influsso di festività celebrate in altre religioni praticate contemporaneamente al Cristianesimo di allora. Le due categorie di ipotesi possono coesistere.

    Questo primo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come "interna" al Cristianesimo, senza apporti da altre religioni, derivante da ipotesi cristiane sulla data di nascita di Gesù.

    * Un'ipotesi afferma che la data del Natale si fonda sulla data della morte di Gesù o Venerdì Santo. Dato che la data esatta della morte di Gesù nei Vangeli non è specificata, i primi Cristiani hanno pensato di circoscriverla tra il 25 marzo e il 6 aprile. Poi per calcolare la data di nascita di Gesù, hanno seguito l'antica idea che i profeti del Vecchio Testamento morirono a una "era integrale", corrispondente all'anniversario della loro nascita. Secondo questa ipotesi Gesù morì nell'anniversario della sua Incarnazione o concezione, così la sua data di nascita avrebbe dovuto cadere nove mesi dopo la data del Venerdì Santo, il 25 dicembre o 6 gennaio.[senza fonte]

    * Un'altra ipotesi, invece, vede la data del Natale come conseguenza di quella dell'Annunciazione, il 25 marzo. Si riteneva infatti che l'equinozio di primavera, giorno perfetto in quanto equilibrato fra notte e giorno, fosse il più adatto per il concepimento del redentore. Da qui la data del Natale, nove mesi dopo.[senza fonte]

    * Il sorgere del sole e la luce sono simboli usati nel Cristianesimo e nella Bibbia. Per esempio nel vangelo di Luca, Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, descrive la futura nascita di Cristo, come "verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge". Il Natale, nel periodo dell'anno in cui il giorno comincia a allungarsi, potrebbe essere legato a questo simbolismo.[senza fonte]

    * Un'ipotesi piuttosto recente asserisce che la data del Natale corrisponda, entro certi limiti, alla vera data di nascita di Gesù. Si tratta di un'ipotesi basata sull'analisi dei testi presenti nella biblioteca essena di Qumran e su alcune informazioni fornite dal Vangelo secondo Luca. Secondo Luca, San Giovanni Battista fu concepito sei mesi prima di Gesù (e quindici mesi prima del Natale), e l'annuncio del suo concepimento fu dato al padre San Zaccaria mentre questi officiava il culto nel Tempio di Gerusalemme. Dai rotoli di Qumran si è potuto ricostruire il calendario dei turni che le vari classi sacerdotali seguivano per tali offici, ed è stato possibile stabilire che il turno della classe di Abia (a cui apparteneva Zaccaria) cadeva due volte l'anno. Uno dei due turni corrispondeva all'ultima settimana di settembre, ossia proprio quindici mesi prima della settimana del Natale.

    Il secondo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come "esterna" al Cristianesimo, come un tentativo di assorbimento di culti precedenti al Cristianesimo con la sovrapposizione di festività cristiane a feste di altre religioni antiche.

    * C'è chi afferma che la nascita del Cristo derivi dalla tradizione e dalla festa ebraica della luce, la Hanukkah, che cade il venticinquesimo giorno di Kislev e all'inizio del Tevet. Il mese di Kislev è comunemente accettato come coincidente con dicembre. Sotto l'antico Calendario Giuliano, per scelta popolare, la nascita di Cristo venne fissata al 5 a.C., il venticinquesimo giorno di Kislev. In questo senso il Cristianesimo avrebbe ripetuto quanto già fatto per le principali festività cristiane come Pasqua o Pentecoste, che sono derivate dalle corrispondenti festività ebraiche.[senza fonte]

    * La festa si sovrappone quasi perfettamente alle celebrazioni per il solstizio d'inverno (tipiche del nord Europa) e alle feste dei saturnali romani (dal 17 al 23 dicembre). Secondo alcuni studi recenti, a partire da quelli di Thomas Talley sul Natale e sulla diffusione del culto del Dies natalis solis invicti, l'ipotesi che la festa liturgica del Natale sia sorta per sostituire la festa pagana si è ridimensionata a favore di una origine autonoma avvenuta all'interno delle comunità cristiane dell'africa donatista.


    Fonte: Wikipedia

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    Edited by Millam - 8/11/2009, 05:16
     
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  2. ~A Change of Pace.
     
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    Restando in tema (anche se siamo un po' in anticipo, ma d'altra parte, prevenire è meglio che curare, no? :prr:) aggiungo qualcosa.


    La storia dell'albero di Natale




    L'albero di Natale è uno dei simboli più rappresentativi del Natale.
    Sulla nascita di questa tradizione vengono narrate moltissime storie e leggende.

    L'elemento comune a tutti i racconti è l'interpretazione del simbolo: un albero sempre verde, pino, frassino o abete, rappresenta la vita che continua e l'attesa del ritorno della primavera.

    Tutti gli altri simboli legati all'albero di natale richiamano la ricchezza della natura, la luce, gli angeli, i frutti, i campi, le foreste e il mare.
    La stella che brilla annuncia la fine del viaggio, il porto della pace.

    Tra le più antiche narrazioni relative all'albero di Natale troviamo uno scritto del 1605, quando un cittadino tedesco in visita a Strasburgo, scrisse che in quella città si preparava un albero per il Natale decorato con ornamenti di carta, frutta e dolciumi.

    Si racconta che, nel 1611, la duchessa di Brieg, in Germania, avesse preparato tutto nel suo castello per festeggiare la ricorrenza.
    Il salone era addobbato quasi interamente, ma la duchessa notò che un angolo appariva vuoto rispetto al resto della stanza.

    Avvoltasi nel suo scialle, uscì nel parco adiacente al castello sicura che la natura le avrebbe offerto qualcosa.
    Mentre passeggiava pensierosa, notò un piccolo abete e pensò che sarebbe andato sicuramente benissimo per quell'angolo.
    Chiamò uno dei suoi giardinieri e chiese loro di adagiare l'alberello in un vaso che venne poi trasportato nel salone delle feste.

    Un'altra traccia nei documenti, sempre in riferimento alla città di Strasburgo, risale al 1737.
    Karl G. Kissingl, professore universitario, racconta di una contadina che preparò un albero di Natale per ogni figlio, accese le candele sugli alberi e mise i regali sotto di loro.
    Alla fine della preparazione chiamò ad uno ad uno i suoi figli e consegnò loro oltre al regalo anche l'albero.

    Secondo altri l'albero natalizio decorato viene dall'Egitto in quanto il pino assomiglia a una piccola piramide, e sarebbe stato un viaggiatore a riportare l'idea di imitare le piramidi con un albero dalla terra dei faraoni in Europa .
    Martin Lutero e i luterani, poi, ebbero l'idea di coprire l'albero di piccole candele per rappresentare la vita e la fede.

    Ma la più bella leggenda narrata è quella che narra di un taglialegna che, tornato a casa in una notte ghiacciata illuminata dalla luna, vide uno spettacolo meraviglioso: le stelle che brillavano attraverso i rami di un pino ricoperto di neve e di ghiaccio.

    Per spiegare a sua moglie la bellezza di quello che aveva visto, l'uomo tagliò un piccolo pino, lo ricoprì di nastri bianchi e di piccole candele per rappresentare il ghiaccio, la neve e le stelle.
    La moglie, la gente e i bambini del vicinato furono così meravigliati di vedere l'albero e sentire il racconto del taglia legna che da allora ogni casa ebbe il suo albero di Natale.

    La tradizione degli alberi di Natale giunse dall'Inghilterra agli States grazie ai mercenari della guerra di secessione.
    Nel 1846, la regina Vittoria e il principe Alberto furono fotografati con i loro figli intorno a un albero di Natale.
    L'immagine fu pubblicata nel London News ed ebbe un enorme successo.

    Diversamente dagli antenati, questi reali erano molto popolari e con quella fotografia lanciarono una moda che si diffuse in tutta la Gran Bretagna e negli States: ora gli alberi di Natale erano d'obbligo per l'élite americana come per i nobili inglesi.

    Il primo presidente americano a mostrare un albero di Natale fuori dalla Casa Bianca fu Franklin Pierce. Nel 1889 Benjamin Harrison dichiarò che l'albero alla Casa Bianca faceva parte della tradizione americana.

    I primi alberi recisi furono venduti nel 1851 in una strada molto trafficata di New York e fu un successo. Il mercato degli alberi crebbe così tanto da portare alla devastazione di numerose foreste. Theodore Roosevelt, per salvare le foreste, decise che la Casa Bianca non avrebbe più avuto l'albero. I suoi due figli avevano un piccolo albero in camera e, scoperti con imbarazzo dal padre, furono puniti.

    I primi alberi artificiali furono realizzati, intorno al 1880, in Germania per salvaguardare le foreste e l'idea fu subito imitata da una casa produttrice americana. Gli alberi artificiali avevano il vantaggio di reggere il peso delle decorazioni meglio di quelli veri.


    Fonte



    La storia del Presepe


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    Sono gli evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la Natività. Nei loro brani c'è già tutta la sacra rappresentazione che a partire dal medioevo prenderà il nome latino di praesepium ovvero recinto chiuso, mangiatoia. Si narra infatti della umile nascita di Gesù come riporta Luca "in una mangiatoia perché non c'era per essi posto nell'albergo" (Ev., 2,7) dell'annunzio dato ai pastori, dei magi venuti da oriente seguendo la stella per adorare il Bambino che i prodigi del cielo annunciano già re. Questo avvenimento così famigliare e umano se da un lato colpisce la fantasia dei paleocristiani rendendo loro meno oscuro il mistero di un Dio che si fa uomo, dall'altro li sollecita a rimarcare gli aspetti trascendenti quali la divinità dell'infante e la verginità di Maria. Così si spiegano le effigi parietali del III secolo nel cimitero di S. Agnese e nelle catacombe di Pietro e Marcellino e di Domitilla in Roma che ci mostrano una Natività e l'adorazione dei Magi, ai quali il vangelo apocrifo armeno assegna i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, ma soprattutto si caricano di significati allegorici i personaggi dei quali si va arricchendo l'originale iconografia: il bue e l'asino, aggiunti da Origene, interprete delle profezie di Abacuc e Isaia, divengono simboli del popolo ebreo e dei pagani; i Magi il cui numero di tre, fissato da S. Leone Magno, ne permette una duplice interpretazione, quali rappresentanti delle tre età dell'uomo: gioventù, maturità e vecchiaia e delle tre razze in cui si divide l'umanità, la semita, la giapetica e la camita secondo il racconto biblico; gli angeli, esempi di creature superiori; i pastori come l'umanità da redimere e infine Maria e Giuseppe rappresentati a partire dal XIII secolo, in atteggiamento di adorazione proprio per sottolineare la regalità del nascituro. Anche i doni dei Magi sono interpretati con riferimento alla duplice natura di Gesù e alla sua regalità: l'incenso, per la sua Divinità, la mirra, per il suo essere uomo, l'oro perché dono riservato ai re. A partire dal IV secolo la Natività diviene uno dei temi dominanti dell'arte religiosa e in questa produzione spiccano per valore artistico: la natività e l'adorazione dei magi del dittico a cinque parti in avorio e pietre preziose del V secolo che si ammira nel Duomo di Milano e i mosaici della Cappella Palatina a Palermo, del Battistero di S. Maria a Venezia e delle Basiliche di S. Maria Maggiore e S. Maria in Trastevere a Roma. In queste opere dove si fa evidente l'influsso orientale, l'ambiente descritto è la grotta, che in quei tempi si utilizzava per il ricovero degli animali, con gli angeli annuncianti mentre Maria e Giuseppe sono raffigurati in atteggiamento ieratico simili a divinità o, in antitesi, come soggetti secondari quasi estranei all'evento rappresentato. Dal secolo XIV la Natività è affidata all'estro figurativo degli artisti più famosi che si cimentano in affreschi, pitture, sculture, ceramiche, argenti, avori e vetrate che impreziosiscono le chiese e le dimore della nobiltà o di facoltosi committenti dell'intera Europa, valgano per tutti i nomi di Giotto, Filippo Lippi, Piero della Francesca, il Perugino, Dürer, Rembrandt, Poussin, Zurbaran, Murillo, Correggio, Rubens e tanti altri.

    Il presepio come lo vediamo rappresentare ancor oggi nasce secondo la tradizione dal desiderio di San Francesco di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Betlemme coinvolgendo il popolo nella rievocazione che ebbe luogo a Greccio la notte di Natale del 1223, episodio rappresentato poi magistralmente da Giotto nell'affresco della Basilica Superiore di Assisi. Primo esempio di presepe inanimato è invece quello che Arnolfo di Carnbio scolpirà nel legno nel 1280 e del quale oggi si conservano le statue residue nella cripta della Cappella Sistina di S. Maria Maggiore in Roma. Da allora e fino alla metà del 1400 gli artisti producono statue di legno o terracotta che sistemano davanti a una pittura riproducente un paesaggio come sfondo alla scena della Natività, il tutto collocato all'interno delle chiese. Culla di tale attività artistica fu la Toscana ma ben presto il presepe si diffuse nel regno di Napoli ad opera di Carlo III di Borbone e nel resto degli Stati italiani.

    Nel '600 e '700 gli artisti napoletani danno alla sacra rappresentazione un'impronta naturalistica inserendo la Natività nel paesaggio campano ricostruito in scorci di vita che vedono personaggi della nobillà, della borghesia e del popolo còlti nelle loro occupazioni giornaliere o nei momenti di svago, nelle taverne a banchettare o impegnati in balli e serenate. Ulteriore novità è la trasformazione delle statue in manichini di legno con arti in fil di ferro, per dare movimento, abbigliati con vesti di stoffe più o meno ricche, adornati con monili e muniti degli strumenti di lavoro tipici dei mestieri dell'epoca e tutti riprodotti con esattezza anche nei minimi particolari. A tali fastose composizioni davano il loro contributo artigiani vari e lavoranti delle stesse corti regie o la nobiltà, come attestano gli splendidi abiti ricamati che indossano i Re Magi o altri personaggi di spicco, spesso tessuti negli opifici reali di S. Lencio. In questo periodo si distinguono anche gli artisti di Genova e quelli siciliani che, fatta eccezione per i siracusani che usano la cera, si ispirano sia per i materiali che per il realismo scenico, alla tradizione napoletana. Sempre nel '700 si diffonde il presepio meccanico o di movimento che ha un illustre predecessore in quello costruito da Hans Schlottheim nel 1588 per Cristiano I di Sassonia.

    La diffusione a livello popolare si realizza pienamente nel secolo scorso quando ogni famiglia in occasione del Natale costruisce un presepe riproducendo la Natività secondo i canoni tradizionali con materiali - statuine in gesso o terracotta, carta pesta e altro - forniti da un fiorente artigianato. A Roma le famiglie importanti per censo e ricchezza gareggiavano tra loro nel costruire i presepi più imponenti, ambientati nella stessa città o nella campagna romana, che permettevano di visitare ai concittadini e ai turisti. Famosi quello della famiglia Forti posti sulla sommità della Torre degli Anguillara, o della famiglia Buttarelli in via De' Genovesi riproducente Greccio e la caverna usata da S. Francesco o quello di Padre Bonelli nel Portico della Chiesa dei Santi XII Apostoli, parzialmente meccanico con la ricostruzione del lago di Tiberiade solcato dalle barche e delle città di Gerusalemme e Betlemme.

    Oggi dopo l'affievolirsi della tradizione causata anche dall'introduzione dell'albero di Natale, il presepe è tornato a fiorire grazie all'impegno di religiosi e privati che con associazioni come quella degli Amici del presepe, Musei tipo il Brembo di Dalmine vicino Bergamo, Mostre, tipica quella dei 100 Presepi nelle Sale del Bramante di Roma, una tra le prime in Italia, rappresentazioni dal vivo come quelle di Rivisondoli in Abruzzo o Revine nel Veneto e soprattutto gli artigiani napoletani e siciliani in special modo, eredi delle scuole presepiali del passato, hanno ricondotto nelle case e nelle piazze d'Italia la Natività e tutti i personaggi della simbologia cristiana.


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    Edited by Millam - 8/11/2009, 05:25
     
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    Alcune leggende sui simboli del Natale


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    La leggenda del vischio - prima versione (fiaba del Trentino)

    C'era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L'uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico. Per tutta la vita era stato avido e avaro, aveva sempre anteposto il guadagno all'amicizia e ai rapporti umani. L'andamento dei suoi affari era l'unica cosa che gli importava. Di notte dormiva pochissimo, spesso si alzava e andava a contare il denaro che teneva in casa, nascosto in una cassapanca.
    Per avere sempre più soldi, a volte si comportava in modo disonesto e approfittava della ingenuità di alcune persone. Ma tanto a lui non importava, perché non andava mai oltre le apparenze.
    Non voleva conoscere quelli con i quali faceva affari. Non gli interessavano le loro storie e i loro problemi. E per questo motivo nessuno gli voleva bene.
    Una notte di dicembre, ormai vicino a Natale, il vecchio mercante non riusciva a dormire e dopo aver fatto i conti dei guadagni, decise di uscire a fare una passeggiata.
    Cominciò a sentire delle voci e delle risate, urla gioiose di bambini e canti.
    Pensò che di notte era strano sentire tanto chiasso in paese. Si incuriosì perché non aveva ancora incontrato nessuno, nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini.
    A un certo punto ebbe l'impressione di sentire qualcuno che pronunciava il suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello. L'uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupì.
    Per tutta la notte, ascoltò le voci che raccontavano storie tristi e allegre, vicende familiari e d'amore. Venne a sapere che alcuni vicini erano molto poveri e che sfamavano a fatica i figli; che altre persone soffrivano la solitudine oppure che non avevano mai dimenticato un amore di gioventù.
    Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondeva dietro alle persone che vedeva tutti i giorni, l'uomo cominciò a piangere.
    Pianse così tanto che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio al quale si era appoggiato.
    E le lacrime non sparirono al mattino, ma continuarono a splendere come perle.
    Era nato, così, il vischio.


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    La leggenda del vischio - seconda versione (di L.Gatta)

    Era nato il Bambino Gesù. Le stelle, lassù nel cielo, splendevano di una luce meravigliosa. All'improvviso, tanti Angeli del Paradiso, tenendo in mano un cero acceso, si staccarono dalle stelle e volarono verso la capanna di Betlemme.
    Al loro passaggio, tutte le piante della terra fiorivano: si vestivano a festa per il Bambinello appena nato.

    Solo una pianticella sempreverde, per quanto si sforzasse, proprio non sapeva fiorire ...e se ne doleva.
    Gli Angeli, volando, udirono il suo lamento. Ne provarono pietà e, per adornarla, lasciarono cadere su di lei tante tante piccole gocce di cera, trasparenti, graziose come perle.
    Felice, la pianticina piegò le foglie, come manine in atto di ricevere un dono.

    La pianticella sempreverde è il vischio. Tutti gli anni, durante le feste natalizie, se ne offrono dei rametti in segno di augurio e di affettuoso ricordo.


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    La leggenda del vischio - terza versione

    Nel 1800 erano già molte le differenti tradizioni che parlavano di una figura simile a Babbo Natale ed era diffusa l'usanza di preparare il presepe. Non solo, ma alla corte dei principi e dei re di tradizione cristiana, il presepe era motivo d'orgoglio, era un simbolo che doveva rappresentare lo splendore, la potenza e insieme la fede. Perciò doveva essere un'opera d'arte.
    In Austria, un anno venne bandito un concorso per il presepe più bello, da esporre a palazzo. In occasione della premiazione del vincitore, ci sarebbe stato anche il matrimonio della nipote dell'imperatore.
    L'artista vincitore del concorso ebbe la fortunata idea di realizzare all'ingresso del presepe (di dimensioni notevoli, quasi a grandezza naturale) un chiosco ricoperto di vischio, sotto il quale gli sposi avrebbero fatto il solenne giuramento del matrimonio.
    E così fu: gli sposi si baciarono sotto il vischio, e da allora si dice che chi si bacia sotto il vischio a breve si sposerà.


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    Edited by Millam - 8/11/2009, 06:05
     
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    La leggenda della stella di Natale - prima versione (leggenda messicana)

    Una notte di Natale di tanto tempo fa, una bambina di nome Lola era in chiesa e ammirava i doni che le persone più ricche portavano all'altare.
    La povera bimbetta soffriva di non poter fare altrettanto e così, piangendo, chiese a Gesù cosa potesse fare per dimostrargli il suo amore.
    D'improvviso, una voce emerse da una luce immensa e le suggerì di uscire a raccogliere un fascio di sterpi di erbe qualsiasi, di portarle in chiesa e di deporle sull'altare.
    Lola non se lo fece dire due volte; così, raccolte le sterpaglie e portate in chiesa, le vide trasformarsi in rami che sulle proprie sommità portavano quelle meravigliose stelline rosse che, alla luce delle candele, sembravano splendere.
    Tutti i presenti pensarono ad un miracolo così, la Poinsettia, divenne il simbolo del donare e dell'amore verso gli altri e da quel momento si diffuse largamente, tant'è che in Messico presero a comparire un po' ovunque.


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    La leggenda della stella di Natale - seconda versione

    Era la notte di Natale. Un bambino aveva perso la sua mamma da poco tempo e alla finestra guardava in cielo, perché il suo papà gli aveva detto che lei ora era lassù su una stella.
    Il bambino, poiché il cielo era nuvoloso, non vedeva nessun astro brillare; improvvisamente, però, apparve una piccola stella.
    Egli pensò che se avesse avuto le ali, avrebbe potuto raggiungerla; e forse avrebbe rivisto la mamma.
    Ma poi accadde una cosa inattesa: la stellina si staccò dal cielo e venne giù, sempre più giù fino ad arrivare alla finestra del bambino.
    Egli aprì la finestra e la vide da vicino: era grande quasi quanto lui e al centro delle cinque punte era luminosissima.
    In questa luce, vide la sua mamma che gli diceva:
    “Sono felice e sarò sempre vicino a te!”
    Istintivamente il bambino afferrò la stella e se la portò sul cuore, stringendosela forte forte.
    Immediatamente essa assunse il colore rosso del sangue e al posto delle cinque punte spuntarono dei petali rossi.
    L’astro si era trasformato in un fiore. Era nata così la stella di Natale.


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    Edited by Millam - 8/11/2009, 04:26
     
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    La leggenda dei sempreverdi - prima versione (leggenda del Piemonte)

    Nei tempi passati, al termine dell'estate, un uccellino si ferì ad un'ala, restando cosi da solo nel bel mezzo del bosco.
    Non potendo più volare, restò praticamente in balia dell'inverno, che già faceva sentire i suoi primi geli.
    Così, domandò ad un enorme faggio di potersi rifugiare tra i suoi grandi rami, sperando di poter passare l'inverno al riparo dal cattivo tempo. Ma il faggio, altezzosamente, si rifiutò di dare ospitalità all'uccellino.
    Intristito, l'esserino continuò a girovagare nel bosco, trovando di lì a poco un grosso castagno e, speranzoso, ripeté la stessa domanda.
    Ma anche quest'albero rifiutò all'uccellino la sua protezione.
    Così, nuovamente s'incamminò nell'oscurità della foresta, alla ricerca di un riparo.
    Di lì a poco si sentì chiamare:
    - Uccellino, vieni tra i miei rami, affinché tu possa ripararti dal freddo.
    Stupito, l'uccellino si voltò e vedendo che a parlare era stato un piccolo pino, saltò lestamente su uno dei suoi rami.
    Subito dopo anche una pianta di ginepro offrì le sue bacche come sostentamento per il lungo inverno. L'uccellino ringraziò più volte per tale generosità, che gli permise così di superare la cattiva stagione.
    Dio, avendo osservato tutto, volle ricompensare la generosità del pino e del ginepro, ordinando al vento di non far cadere loro le foglie, e quindi, da quel giorno, furono chiamati "sempreverdi"


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    La leggenda dei sempreverdi - seconda versione (leggenda nordica)

    Si avvicinava l'inverno e faceva molto freddo.
    Un uccellino, che aveva un'ala spezzata, non sapeva dove trovare rifugio.
    <<forse gli alberi di quella foresta mi ripareranno durante l'inverno con le loro foglie>> pensò il poverino.
    E a piccoli salti e brevi voli si portò faticosamente fino all'inizio del bosco.
    Il primo albero che incontrò fu una betulla dal manto d'argento.
    <<graziosa betulla>>, implorò l'uccellino <<vuoi lasciarmi vivere tra le tue fronde fino alla
    buona stagione?>>.
    <<ne ho abbastanza di custodire le mie foglie. Vattene da un'altra parte!>> rispose la betulla.
    L'uccellino saltò fino a un maestoso castagno.
    <<grande castagno,>> invocò <<permetti che io resti al riparo del tuo fogliame finché il tempo è cattivo?>>.
    <<se ti lasciassi tra le mie fronde, tu beccheresti tutte le mie castagne. Vattene via di qua!>> esclamò il castagno.
    L'uccellino volò come meglio poté con la sua ala ferita, finché arrivò presso un bianco salice.
    <<bel salice, mi ricevi sui tuoi rami durante la cattiva stagione?>>
    << No davvero! Io non alloggio mai degli sconosciuti!>>
    Il povero piccolo non sapeva più a chi rivolgersi.
    Lo vide allora un abete e gli chiese:
    <<dove vai, uccellino?>>
    <<non lo so>>, rispose <<gli alberi non vogliono darmi rifugio e io non posso volare lontano con quest'ala spezzata>>.
    <<vieni qui da me, poverino!>> lo invitò il grande abete.
    Una notte il Vento del Nord venne a giocare nella foresta. Sferzò le foglie col suo gelido soffio e ogni foglia toccata cadde a terra mulinando.
    <<posso divertirmi con tutti gli alberi?>> domandò a suo padre, il re dei venti.
    <<no>>, rispose il re. << Quelli che sono stati buoni con i piccoli uccelli possono conservare le loro foglie.>>
    Così il Vento del Nord dovette lasciare tranquillo l'abete, che conservò le sue foglie tutto l'inverno.
    E da allora è sempre avvenuto così.


    Fonte.
     
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  6. B Minor.
     
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    TRADIZIONI NATALIZIE NEL MONDO

    In Francia i bambini dispongono le loro scarpe ordinatamente, poiché Gesù Bambino passerà la notte del 24 a riporre i suoi doni dentro di esse. Addobberà anche l'albero con frutta e dolci.
    E' tradizione accendere un ceppo di legna per scaldare il Bambino che gira nella notte fredda. Da questa usanza, deriva anche uno dei dolci natalizi più diffusi, ovvero la bùche de Noêl.
    Il presepio in Francia è molto curato; sono particolarmente famosi i presepi della Provenza, composti da statuine d'argilla vestite con costumi realizzati a mano, molto precisi nei dettagli e realistici, chiamati Santons. A questo sito potete vederne degli esempi: www.santonsmarcelcarbonel.com

    In Polonia, la vigilia di Natale è chiamata Festa della Stella, e la tradizione vuole che, sino a quando non compare in cielo la prima stella, non si debba iniziare la cena. Le famiglie polacche celebrano il Natale con un pasto di 12 portate.
    Si lascia sempre un po' di spazio in tavola, in caso arrivi un ospite inatteso. In molte case ancora oggi si mettono dei covoni di grano nei quattro angoli di una stanza, in memoria della stalla dove nacque Gesù Bambino.

    In Spagna il giorno più festeggiato nel periodo natalizio è il 28 dicembre, giorno in cui arrivano i los Reyes, i Re Magi. A cavallo o su carri sfilano per le città e distribuiscono dolci e caramelle. La figura di Babbo Natale è meno sentita.
    Nei presepi spagnoli alle classiche statuine si affiancano quelle di Tio, un tronchetto d'albero che, se scosso, sprigiona dolcetti e quella di Caganer, un porta fortuna natalizio.

    In Germania i festeggiamenti di Natale iniziano presto, ovvero l'11 novembre, giorno di San Martino. E' tradizione costruire per quel giorno delle lanterne, che i bambini porteranno in processione, oppure verranno messe nei cimiteri, e che servono ad illuminare la strada al santo.
    Durante il periodo dell'Avvento i bambini hanno nelle loro camerette dei calendari con 24 finestrelle. Ogni giorno aprono una finestrella e promettono di compiere una buona azione nella giornata.
    Il 6 dicembre poi arriva San Nicola a portare dolci, cioccolato e dolci speziati come i Lebkuchen o i Christollen.
    La notte del 24 infine arriva Gesù Bambino (o Babbo Natale) a portare i tanto attesi doni. Le case sono addobbate a festa con ghirlande e candele, è usanza fare pasti ricchi e bere vino speziato.
    A Rothenburg ob der Tauber, un piccolo paesino tedesco c'è un museo dedicato al Natale, molto caratteristico e curato, che sta aperto tutto l'anno. Questo è il sito ufficiale: www.weihnachtsdorf.de

    In Inghilterra l'albero di Natale la fa da padrone tra le varie decorazioni, anche a Londra è tradizione addobbare un altissimo albero allestito all'aperto con luci, nastri e ghirlande.
    La notte del 24 Babbo Natale porta i doni ai bambini, lasciandoli in un grosso sacco sotto l'albero. I bimbi, per ringraziarlo, lasciano sul tavolo della cucina un bicchiere di latte e un pezzo di dolce per lui e una carota per la sua renna e la mattina del 25 aprono i doni. Proprio quel giorno l'atmosfera è festosa ed è usanza riunirsi con le persone care e cucinare un buon pranzo con dolci tipici quale per esempio il Christmas Pudding.
    Sono usati per i festeggiamenti anche fuochi d'artificio o mortaretti.

    In Finlandia, oltre al classico albero di Natale, viene preparato all'esterno delle case un secondo alberello per gli uccellini. Si tratta, infatti, di un covone di grano legato ad un palo e addobbato con semi appetitosi. Anche in altri paesi c'è questo simpatico pensiero verso i piccoli volatili che riempiono con il loro cinguettìo le ore della giornata; ad esempio in Germania, soprattutto nel sud, la gente sparge dei grano sul tetto delle case affinché anche gli uccellini possano far festa il giorno di Natale.

    In Grecia la vigilia di Natale viene vissuta tra canti e musiche di tamburelli e triangoli. Ci si scambiano doni, così come al 25 e al 1 gennaio, i quali vengono anche portati come omaggio alle persone più povere.
    Tutti insieme si mangiano fichi secchi, dolci, noci e il Chrisopsomo, un tipico pane speziato greco.
    I sacerdoti sono soliti passare di casa in casa per la benedizione delle dimore.

    Fonte.

    Sono quasi fuori stagione, ma aspettare un altro anno sarebbe stato troppo...! :prr:
     
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5 replies since 6/11/2009, 16:06   2945 views
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