Eugenio Montale - poesie varie

da "Ossia di seppia"

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. B Minor.
     
    .

    User deleted


    Recentemente (e finalmente!) ho avuto l'opportunità di leggere con calma e per intero "Ossi di seppia". Alcuni dei componimenti sono davvero molto noti ed apprezzati in modo unanime da chiunque li abbia letti e, proprio per questo, per oggi preferisco evitarli.
    Ci sono alcune poesie, delle quali non avevo mai sentito parlare, che mi hanno colpita in modo pulito e nettissimo ed è di queste che voglio condividere con voi i versi.

    Il canneto rispunta i suoi cimeli

    Il canneto rispunta i suoi cimelli
    nella serenità che non si ragna:
    l'orto assetato sporge irti ramelli
    oltre i chiusi ripari, all'afa stagna.

    Sale un'ora d'attesa in cielo, vacua,
    dal mare che s'ingrigia.
    Un albero di nuvole sull'acqua
    cresce, poi crolla come di cinigia.

    Assente, come manchi in questa plaga
    che ti presente e senza te consuma:
    sei lontana e però tutto divaga
    dal suo solco, dirupa, spare in bruma.


    "Un albero di nuvole sull'acqua
    cresce, poi crolla come di cinigia."
    Questa immagine è davvero, davvero, davvero, davvero splendida.


    Fine dell'infanzia

    Rombando s’ingolfava
    dentro l’arcuata ripa
    un mare pulsante, sbarrato da solchi,
    cresputo e fioccoso di spume.
    Di contro alla foce
    d’un torrente che straboccava
    il flutto ingialliva.
    Giravano al largo i grovigli dell’alighe
    e tronchi d’alberi alla deriva.

    Nella conca ospitale
    della spiaggia
    non erano che poche case
    di annosi mattoni, scarlatte,
    e scarse capellature
    di tamerici pallide
    più d’ora in ora; stente creature
    perdute in un orrore di visioni.
    Non era lieve guardarle
    per chi leggeva
    in quelle apparenze malfide
    la musica dell’anima inquieta
    che non si decide.

    Pure colline chiudevano d’intorno
    marina e case; ulivi le vestivano
    qua e là disseminati come greggi,
    o tenui come il fumo di un casale
    che veleggi
    la faccia cadente del cielo.
    Tra macchie di vigneti e di pinete
    petraie si scorgevano
    calve e gibbosi dorsi
    di collinette: un uomo
    che là passasse ritto su un muletto
    nell’azzurro lavato era stampato
    per sempre - e nel ricordo.

    Poco s’andava oltre i crinali prossimi
    di quei monti; varcarli pur non osa
    la memoria stancata.
    So che strade correvano su fossi
    incassati, tra garbugli di spini,
    mettevano a radure, poi tra botri,
    e ancora dilungavano
    verso recessi madidi di muffe,
    d’ombre coperti e di silenzi.
    Uno ne penso ancora con meraviglia
    dove ogni umano impulso
    appare seppellito
    in aura millenaria.
    Rara diroccia qualche bava d’aria
    sino a quell’orlo di mondo che ne strabilia.

    Ma dalle vie del monte si tornava.
    Riuscivano queste a un’instabile
    vicenda d’ignoti aspetti
    ma il ritmo che li governa ci sfuggiva.
    Ogni attimo bruciava
    Negl’istanti futuri senza tracce.
    Vivere era ventura troppo nuova
    ora per ora, e ne batteva il cuore.
    Norma non v’era
    solco fisso, confronto,
    a sceverare gioia da tristezza.
    Ma ri-addotti dai viottoli
    alla casa sul mare, al chiuso asilo
    della nostra stupita fanciullezza,
    rapido rispondeva
    a ogni moto dell’anima un consenso
    esterno, si vestivano di nomi
    le cose, il nostro mondo aveva un centro.

    Eravamo nell’età verginale
    in cui le nubi non sono cifre o sigle
    ma le belle sorelle che si guardano viaggiare.
    D’altra semenza uscita
    d’altra linfa nutrita
    che non la nostra, debole, pareva la natura.
    In lei l’asilo, in lei
    l’estatico affisare; ella il portento
    cui non sognava, o a pena, di raggiungere
    l’anima nostra confusa.
    Eravamo nell’età illusa.

    Volarono anni corti come giorni,
    sommerse ogni certezza un mare florido
    e vorace che dava ormai l’aspetto
    dubbioso dei tremanti tamarischi.
    Un’alba dové sorgere che un rigo
    di luce sulla soglia
    forbita, ci annunziava come un’acqua;
    e noi certo corremmo
    ad aprire la porta
    stridula sulla ghiaia del giardino.
    L’inganno ci fu palese.
    Pesanti nubi sul torbato mare
    che ci bolliva in faccia, tosto apparvero.
    Era in aria l’attesa
    di un procelloso evento.
    Strania anch’essa la plaga
    dell’infanzia che esplora
    un segnato cortile come un mondo!
    Giungeva anche per noi l’ora che indaga.
    La fanciullezza era morta in un giro a tondo.

    Ah il giuoco dei cannibali nel canneto,
    i mustacchi di palma, la raccolta
    deliziosa dei bossoli sparati!
    Volava la bella età come i barchetti sul filo
    del mare a vele colme.
    Certo guardammo muti nell’attesa
    del minuto violento;
    poi nella finta calma
    sopra l’acque scavate
    dové mettersi un vento.


    "[...] Ogni attimo bruciava
    Negl’istanti futuri senza tracce.
    Vivere era ventura troppo nuova
    ora per ora, e ne batteva il cuore.
    Norma non v’era
    solco fisso, confronto,
    a sceverare gioia da tristezza.
    Ma ri-addotti dai viottoli
    alla casa sul mare, al chiuso asilo
    della nostra stupita fanciullezza,
    rapido rispondeva
    a ogni moto dell’anima un consenso
    esterno, si vestivano di nomi
    le cose, il nostro mondo aveva un centro."

    Ho riletto questa strofa decine e decine di volte.
    "rapido rispondeva
    a ogni moto dell’anima un consenso
    esterno, si vestivano di nomi
    le cose, il nostro mondo aveva un centro."
    Mi fa impazzire, impazzire letteralmente.


    Epigramma

    Sbarbaro, estroso fanciullo, piega versicolori
    carte e ne trae navicelle che affida allla fanghiglia
    mobile d'un rigagno; vedile andarsene fuori.
    Sii preveggente per lui, tu galantuomo che passi:
    col tuo bastone raggiungi la delicata flottiglia,
    che non si perda; guidala a un porticello di sassi.



    Per ultime, come al solito, le mie "preferite".
    Sono entrambe abbastanza famose, ma non troppo.
    Abbastanza eteree, ma non troppo: per certi versi, perfino eccessivamente concrete.

    Felicità, raggiunta si cammina

    Felicità raggiunta, si cammina
    per te sul fil di lama.
    Agli occhi sei barlume che vacilla,
    al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
    e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

    Se giungi sulle anime invase
    di tristezza e le schiari, il tuo mattino
    e' dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
    Ma nulla paga il pianto del bambino
    a cui fugge il pallone tra le case.


    Forse un mattino

    Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
    arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
    il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
    di me, con un terrore di ubriaco.

    Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
    Alberi case colli per l’inganno consueto.
    Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
    Tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.


    Prima di concludere, volevo aggiungere una cosa che ho notato, leggendo questa raccolta.
    Esiste un momento, esule dal ritmo del lettore e da ogni sua volontà, in cui il testo di qualunque poesia parla, si anima, descrive se stesso in maniera compiutissima. Come una visione, una descrizione mentale che procede per voli pindarici e connessioni logiche fragilissime.
    Esiste un momento in cui non è più necessario leggere, ma ascoltare, fare da spettatori ad un segreto che, precisamente, si svela di fronte a noi e ci rende con prorompente discrezione testimoni di moti d'animo interni a noi, sì, ma generati per la primissima volta nel momento stesso in cui leggiamo - esistenti fuori di noi, per così dire.
    E' l'intuizione di un attimo. Può svanire dopo quattro versi, o durare ininterrottamente per minuti e minuti. Dipende da quanto si è fortunati, o concentrati, o semplicemente inclini a lasciarsene possedere.
    E' una meraviglia che io mi son sentita cucita addosso e, ora che ci penso, la ricollego al significato e alla terza strofa di un altro componimento di Eugenio Montale - famosissimo, stavolta, ma mi perdonerete l'eccezione.
    E' un'eccezione meritevolissima, garantisco. Una calma delizia, e mesta.

    I limoni

    Ascoltami, i poeti laureati
    si muovono soltanto fra le piante
    dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
    lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
    fossi dove in pozzanghere
    mezzo seccate agguantanoi ragazzi
    qualche sparuta anguilla:
    le viuzze che seguono i ciglioni,
    discendono tra i ciuffi delle canne
    e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

    Meglio se le gazzarre degli uccelli
    si spengono inghiottite dall'azzurro:
    più chiaro si ascolta il susurro
    dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
    e i sensi di quest'odore
    che non sa staccarsi da terra
    e piove in petto una dolcezza inquieta.
    Qui delle divertite passioni
    per miracolo tace la guerra,
    qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
    ed è l'odore dei limoni.

    Vedi, in questi silenzi in cui le cose
    s'abbandonano e sembrano vicine
    a tradire il loro ultimo segreto,
    talora ci si aspetta
    di scoprire uno sbaglio di Natura,
    il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
    il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
    nel mezzo di una verità.
    Lo sguardo fruga d'intorno,
    la mente indaga accorda disunisce
    nel profumo che dilaga
    quando il giorno piú languisce.
    Sono i silenzi in cui si vede
    in ogni ombra umana che si allontana
    qualche disturbata Divinità.

    Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
    nelle città rurnorose dove l'azzurro si mostra
    soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
    La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
    il tedio dell'inverno sulle case,
    la luce si fa avara - amara l'anima.
    Quando un giorno da un malchiuso portone
    tra gli alberi di una corte
    ci si mostrano i gialli dei limoni;
    e il gelo dei cuore si sfa,
    e in petto ci scrosciano
    le loro canzoni
    le trombe d'oro della solarità.


    Edited by B Minor. - 10/4/2012, 21:07
     
    Top
    .
0 replies since 10/4/2012, 19:03   2301 views
  Share  
.