Filastrocche di Gianni Rodàri

tratte da "Filastrocche in cielo e in terra"

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    dalla spumeggiante Fantasia del Tempo...

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    "Il povero 'ane"

    Se andrete a Firenze
    vedrete certamente
    quel povero ane
    di cui parla la gente.

    È un cane senza testa,
    povera bestia.
    Davvero non si sa
    ad abbaiare come fa.

    La testa, si dice,
    gliel'hanno mangiata...
    (La " c " per i fiorentini
    è pietanza prelibata).

    Ma lui non si lamenta,
    è un caro cucciolone,
    scodinzola e fa festa
    a tutte le persone.

    Come mangia? Signori,
    non stiamo ad indagare:
    ci sono tante maniere
    di tirare a campare.

    Vivere senza testa
    non è il peggio dei guai:
    tanta gente ce l'ha
    ma non l'adopera mai.

    * * *

    "Per colpa di un accento"

    Per colpa di un accento
    un tale di Santhià
    credeva d'essere alla meta
    ed era appena a metà.

    Per analogo errore
    un contadino a Rho
    tentava invano di cogliere
    le pere da un però.

    Non parliamo del dolore
    di un signore di Corfù
    quando, senza più accento,
    il suo cucu non cantò più.

    * * *

    "Il punto interrogativo"

    C'era una volta un punto
    interrogativo, un grande curiosone
    con un solo ricciolone,
    che faceva domande
    a tutte le persone,
    e se la risposta
    non era quella giusta
    sventolava il suo ricciolo
    come una frusta.
    Agli esami fu messo
    in fondo a un problema
    così complicato
    che nessuno trovò il risultato.
    Il poveretto, che
    di cuore non era cattivo,
    diventò per il rimorso
    un punto esclamativo.

    * * *

    "Il vigile urbano"

    Chi è più forte del vigile urbano?
    Ferma i tram con una mano.

    Con un dito, calmo e sereno,
    tiene indietro un autotreno:

    cento motori scalpitanti
    li mette a cuccia alzando i guanti.

    Sempre in croce in mezzo al baccano:
    chi è più paziente del vigile urbano?

    * * *

    "Napoli senza sole"

    Filastrocca del Pallonetto,
    vicolo storto, vicolo stretto,
    senza cielo e senza mare,
    senza canzoni da cantare...
    Chi farà musica e parole
    per te, Napoli senza sole?

    * * *

    "Giuseppe il pianeta"

    Lo scolaro Giuseppe Moneta, di Gastone,
    in un momento di distrazione
    è diventato un pianeta.
    Circola intorno al sole a discreta velocità,
    attento a non urtare
    con la testa, coi piedi e con le mani
    i pianeti più anziani.
    Per oggi dunque a scuola non verrà.
    La signora maestra è pregata di scusarlo,
    i compagni di banco, di osservarlo.
    Stanotte sarà visibile tra le costellazioni
    perfettamente riconoscibile
    per una macchia d'inchiostro
    sui pantaloni.

    * * *

    "Il maestro giusto"

    C'era una volta un cane
    che non sapeva abbaiare.
    Andò da un lupo a farselo spiegare,
    ma il lupo gli rispose con un tale ululato
    che lo fece scappare spaventato.

    Andò da un gatto, andò da un cavallo,
    e - mi vergogno a dirlo -
    perfino da un pappagallo.
    Imparò dalle rane a gracidare,
    dal bove a muggire,
    dall'asino a ragliare,
    dal topo a squittire,
    dalla pecora a fare «bè bè»,
    dalle galline a fare »coccodè».

    Imparò tante cose,
    però non era affatto soddisfatto
    e sempre si domandava
    (magari con un «qua qua»...):
    - Che cos'è che non va?

    Qualcuno gli risponda, se lo sa.
    Forse era matto?
    O forse non sapeva scegliere
    il maestro adatto.

    * * *

    "B.P."

    Tutte le lettere dell'alfabeto
    hanno un suono vivace e lieto
    tranne l'Acca che, come si sa,
    un suono proprio non ce l'ha.
    Ci sono lettere importanti:
    l'A che a tutte sta davanti,
    del suo primato è molto orgogliosa
    e porta sempre la Maglia rosa;
    la Zeta, con cui si scrive «zero»,
    è più temuta dell'Uomo Nero.
    Ci sono lettere buone e care
    come la G del verbo giocare.
    Certe lettere vanno in coppia,
    e la T spesso si raddoppia...
    Ma la coppia più speciale,
    famosa su scala internazionale,
    è quella che vedete qui:
    una B. con una P.
    B.P... Che vuol dire? Pensateci un po':
    forse Buon Pranzo... forse Buon Pro...
    Oppure... Buona Passeggiata?
    Trovate da soli la ...Bella Pensata.

    * * *

    "Passeggiata domenicale"

    Io vado a spasso per la città,
    senza una meta vago qua e là.
    In piazza Navona mi fermo a guardare
    quelli che stanno il gelato a leccare.
    In piazza Esedra resto incerto:
    sentire gratis il concerto,
    o sedermi, alla romana,
    sull'orlo fresco della fontana?
    Ma è zeppo, l'orlo di cemento:
    ci siedono già persone duecento.
    Si godono il fresco le famiglie,
    la mamma, la suocere con le figlie.
    E il babbo dov'è, per far pari?
    E' a casa a fare gli straordinari.
    Ogni domenica per la via,
    si fa il passeggio dell'economia.

    * * *

    "L’ama"

    C'era una volta una povera ama,
    per essere una lama intera,
    una vera lama di coltello,
    le mancava la elle: gliel'aveva rubata
    un apostrofo pirata.
    La poverina non tagliava più
    né la carne cruda né la carne cotta:
    non tagliava nemmeno la ricotta.
    In fondo al cassetto deperiva,
    e del mal della ruggine pativa.
    Per fortuna la scoprì un arrotino
    che da bambino
    aveva studiato bene l'ortografia:
    le ridiede la elle, l'affilò
    e per il mondo la rimandò
    col suo coltello
    a ritagliare questo e quello.
    Dunque state attenti, per piacere:
    lasciatele la sua elle, o per vendetta
    è capace di tagliarvi qualche falangetta.

     
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