Filastrocche sull'anno nuovo e sui mesi dell'anno

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  1. Millam
     
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    Filastrocche e poesie sul mese di giugno


    "Giugno"
    (di G.M. Noventa )
    Eri più bello a primavera!
    all'orto disse un dì la capinera.
    Con quei fioretti tutti bianchi e rosa
    sembravi il lieve velo di una sposa.
    Risponde l'orto: - Ho cose nuove in pugno:
    le mostrerò a giugno.

    Un dì, all'alba, l'orto si destò;
    di rosso le ciliege pitturò;
    diede il colore giallo alle albicocche;
    empì di dolci succhi avide bocche;
    mise fiocchetti viola al prugno:
    era arrivato giugno.

    * * *

    "Giugno"
    (di Bianchi e Giaroli)
    I contadini sotto il sole di giugno
    raccolgono i covoni di grano.
    Il loro viso scuro riluce di gocce
    di sudore, ma instancabili
    continuano il lavoro.
    Un uccellino, in un prato accanto,
    si ferma un momento a guardare,
    poi continua, in un lieto
    cinguettio, a insegnare ai suoi
    piccoli a volare.

    * * *

    "Giugno"
    (di C. Mazzoleni)
    È bello giugno, col suo biondo grano,
    coi limpidi suoi occhi cristallini!
    Bello è giugno! Fiorito è il melograno,
    cinguettano nell'aria i cardellini.
    Le allodole nei campi son tornate,
    mille rose profumano i giardini,
    le prime pesche, acerbe vellutate
    attirano gli sguardi dei bambini.
    Il contadino, con la falce in pugno,
    miete le bionde spighe, lietamente;
    il caldo sole dell'aprico giugno
    allevia la fatica, dolcemente.
    Il contadino canta una canzone
    ch'esce felice e garrula dal cuore;
    poi pensa alla vicina fienagione
    e un inno grato innalza al Creatore.

    * * *

    "Lucciole"
    (di Marino Moretti )
    Vanno, vanno col loro
    lumino mezzo verde,
    come in soffio d'oro...
    «Lucciola, lucciola, vien da me! ».
    Oh, non aprire il pugno
    per afferrarle... Guai!
    Esse, bimbo, non sai?
    son le fate di giugno...
    «Lucciola, lucciola, vien da me! ».
    Bimbo, che ne faresti
    d'un lumino cosi
    lieve? Immagino, si,
    che me lo spegneresti...
    «Lucciola, lucciola, vien da me! ».
    Lucciole! Col lumino
    loro, il lumino verde,
    a qualcun che si perde
    insegnano il cammino:
    sono le nostre stelle,
    le stelle della Terra,
    o tu che ami la guerra,
    fanciulletto ribelle.
    «Lucciola, lucciola, vien da me! ».

    * * *

    "Sole di giugno"
    (di Renzo Pezzani)
    Giugno! Un bel sole rotondo
    promessa del pane d'oro
    splende sul nostro lavoro,
    la festa alla gente del mondo.

    Colma la casa di tutti,
    carità buona e fiorita,
    porta sapore ai frutti,
    l'ombra di là dalla vita.

    Porta letizia ai bambini,
    provvidenza alle bicocche,
    I calabroni ai biancospini,
    canti alle cune e alle rocce.

    Porta miele agli alveari
    incendia l'aureola dei santi,
    beve nei fiumi e nei mari
    con avide lingue fiammanti.

    E muore ogni sera tra i monti,
    felice del bene compiuto.
    La terra gli scaglia un saluto
    dall'arco degli orizzonti.

    * * *

    "La canzone delle ciliegie"
    (di R. Paccarie)
    Il buon giugno ha maturato,
    coi suoi raggi d'oro puro,
    tutte rosse le ciliegie
    tra il fogliame verde scuro.
    Ora occhieggiano tra i rami
    ed attirano invitanti
    fanciulletti e fanciulline.
    Rosse, nere, morettine,
    ciliegione e ciliegine.
    Con un paio di bei frutti
    io vi faccio gli orecchini,
    scintillanti, rossi e belli,
    come fossero rubini.
    Bimbi belli, bimbe care,
    dai capelli bruni e biondi:
    siete ancora pia giocondi.
    Rosse, nere, morettine,
    ciliegione, ciliegine.

    * * *

    "La canzoncina del mulino"
    (di di Ugo Ghiron)
    Quando, a giugno, biondeggiare
    per i bei campi fiorenti
    vedo il gran che lieto ai venti
    freme e ondeggia come un mare,
    nella mia felicità
    dico in cuor: «Se non mi inganno,
    grazie al cielo, anche quest'anno
    il lavor non mancherà ».
    Un timor solo mi punge:
    il timor della tempesta.
    Ma che gioia, ma che festa
    quando il gran vedo che giunge!
    Me lo portan di lontano,
    dicon tutti: «Buon mulino,
    trita, trita il nostro grano! ».
    Ed io macino contento,
    e la ruota gira e canta:
    dalle pale l'acqua infranta
    spuma e brilla come argento.

    * * *

    "Giugno"
    (di l. Spina)
    Sul bosco già placida cala
    la sera,
    ma un'invisibile cicala
    persiste a sgranare tenace,
    nella dolcissima pace,
    la sua tiritera.
    E, mentre l'ombra s'estende
    e qualche stella compare,
    s'ostina a voler prolungare
    quel ritornello di roche
    parole
    che mettono ancora nella notte
    un poco si sole.

    * * *

    "Canzone di Giugno"
    (di Marino Moretti)
    Stormiscono le fronde
    nell'aria greve, e il sole
    ride alle prataiole
    ed alle biche bionde,

    e rende tutto d'oro
    il campo donde arriva
    la canzone giuliva
    nell'agreste lavoro.

    Ecco è piena la spica
    e la falce è nel pugno;
    e il buon sole di giugno
    rallegra la fatica.

    E la canzone sale
    dal campo del lavoro
    e s'accompagna a un coro
    stridulo di cicale:

    e sale il canto anelo
    da bocche pia lontane
    lodando in terra il pane
    ed il buon Padre in cielo.

    * * *

    "Il grano"
    (di Giovanni Papini)
    Il grano nella sua biondezza antica,
    ondante e secco, chiede mietitura,
    ché in cima alla sua gracile statura
    porge a ogni bimbo una rigonfia spiga.
    Lo vagheggia la madre contadina
    ritta nell'ombra corta d'un pagliaio:
    quanto penare prima che il mugnaio
    gliela riporti in morbida farina!
    La cristiana alza gli occhi al sol feroce,
    poi guarda i figli grondanti, il marito
    gobbo nel solco e col suo nero dito
    fa sopra il campo un gran segno di croce.

    * * *

    "Si miete"
    (di Renzo Pezzani)
    Ricordi quel grano nel solco,
    quel grano piccino così,
    caduto di mano al bifolco
    (che inverno) e di gel non morì?
    Ricordi quel piccolo stelo
    d'un verde lucente, che in campo
    tremava d'un tuono, d'un lampo,
    fidando soltanto nel cielo?
    Ricordi la spiga ancor molle,
    piegata sul gambo cresciuto?
    Il giorno, bambino, è venuto
    che l'uomo la tolga alle zolle.
    Di giugno si miete. Ciascuno
    raccolga nel campo, perchè,
    un poco più bianco o più bruno,
    ciascuno abbia un pane per sé.

    * * *

    "Io sono giugno"
    (di Anonimo)
    Io sono giugno vestito di grano:
    ne faccio biche, ne faccio covoni;
    biondeggio sul colle e sul piano,
    maturo fragole, pesche e lamponi.
    Lucciole e grilli li fo ritornare;
    io sono Giugno dal gran lavorare.

    * * *

    "Cielo di giugno"
    (di di Ada Negri)
    Cielo di giugno, azzurra giovinezza
    dell'anno; ed allegrezza
    di rondini sfreccianti in folli giri
    nell'aria. Ombre, ombre d'ali
    vedo guizzar sul bianco arroventato
    del muro in fronte: ombre a saetta, nere,
    vive al mio sguardo più dell'ali vere.
    Traggon dal nulla, scrivendo con nulla
    parole d'un linguaggio
    perduto; e le cancellano
    ratte, fuggendo via fra raggio e raggio.

    * * *

    "Il libro"
    (di Renzo Pezzani)
    Se pur costa dolore,
    dobbiamo dirci addio.
    lo conosco il tuo cuore,
    tu hai scoperto il mio.

    Insieme abbiam vissuto
    ore calde e serene.
    Ci siam voluti bene.
    Tu intanto sei cresciuto,

    ti sei fatto un ometto;
    tu, bimba, una donnina.
    lo, vecchio che cammina,
    quel che sapevo, ho detto.



     
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