Filastrocche sull'anno nuovo e sui mesi dell'anno

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    Filastrocche e poesie sull'anno nuovo e sull'anno vecchio


    "Filastrocca di Capodanno"
    Presso alla casa
    c'è un verde pino;
    e sopra un ramo,
    c'è un cavallino;
    sopra il cavallo,
    c'è una selletta;
    sopra lo sella,
    c'è il tuo bambino;
    sul tuo bambino,
    c'è un cappuccetto;
    sul cappuccetto,
    c'è un uccelletto;
    c'è un uccellino,
    che canta bene,
    che canta il nuovo
    anno che viene.

    * * *

    "Il calendario"
    (di Renzo Pezzani)
    Oh, il caro libretto dei giorni dell'anno!
    Un foglio per ogni giorno e su ogni foglio un
    numero: nero per i giorni feriali, rosso per il di
    di festa.
    Sotto ogni numero il nome di un giorno della
    settimana e, più sotto, il nome di un Santo.
    C'è tutto il Paradiso, tutte le stagioni, tutta la
    vita dell'anno nuovo.
    Ogni foglio è una promessa, una felicità o un
    dolore. Ed ecco le lune: ora sottili come pesci,
    ora rotonde come pomi.
    Chi scrisse il calendario pensava alla terra, ma
    guardava il cielo.

    * * *

    "E' Capodanno..."
    (di Cleopa)
    E’ Capodanno e le Stelle lo sanno…
    che in gennaio risolverai ogni guaio;
    che in febbraio chi ama la gente, di sicuro non perde niente;
    che in marzo e aprile il tuo cuore si farà sentire;
    che benvenuto sarà maggio, quando ti infonderà coraggio;
    che in giugno, luglio e agosto la luce del cuore troverà posto;
    che in settembre, ottobre e novembre, dipenderà da te il tutto e il niente;
    e quando dicembre, ragionier composto,
    vorrà tirar le somme ad ogni costo,
    ti troverà al tuo posto.
    Non teme sentenza,
    chi ha davvero creduto nella propria esistenza.
    E’ Capodanno e le Stelle lo sanno
    che è nel cuore della gente la sola sorgente.

    * * *

    "I doni dell'anno"
    (di L. Fiorentini)
    Eccomi, fanciullo mio: io sono l'anno.
    Ti porto tanti doni.
    Ti porto ore di studio, ore di giuoco, ore di riposo,
    liete ore che passerai tra i tuoi, in casa,
    ore serene di scuola, con la tua maestra,
    ore felici in campagna, sui prati!
    Infine ti verrò a domandare:
    "Che ne hai fatto figliuolo, di tutto quel tempo?
    Sei diventato più bravo, più forte, più buono?"
    Non buttarlo via il tempo che ti dono: fanne buon uso.

    * * *

    "Oroscopo"
    (di Gianni Rodari)
    O anno nuovo, che vieni a cambiare
    il calendario sulla parete,
    ci porti sorprese dolci o amare?
    Vecchie pene o novità liete?

    Dodici mesi vi ho portati,
    nuovi di fabbrica, ancora imballati;
    trecento e passa giorni ho qui,
    per ogni domenica il suo lunedì.

    Controllate, per favore:
    ogni giorno ha ventiquattr'ore.
    Saranno tutte ore serene
    se voi saprete usarle bene.

    Vi porto la neve: sarà un bel gioco
    se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
    Saranno una festa le quattro stagioni
    se ognuno avrà la sua parte di doni.

    * * *

    "Felice anno nuovo"
    (di K. Jackson)
    Nella notte di magia
    l'anno vecchio scappa via;
    non sei neanche addormentato
    che uno nuovo è già arrivato:
    bello, ricco di giornate,
    sia d'inverno che d'estate.
    Anno allegro e fortunato
    sia quest'anno appena nato!

    * * *

    "L'anno vecchio"
    (di Massimo Grillandi)
    Ebbe la primavera coi bei fiori.
    Ebbe l'estate con i suoi colori.
    Ebbe l'autunno coi grappoli d'oro
    ebbe l'inverno. con il suo lavoro
    di trine e di merletti: erano i bianchi
    ghiaccioli e neve. a fiocchi lenti e stanchi.
    Fu un anno come gli altri coi suoi mesi,
    con le stagioni e con le settimane:
    una fila di giorni che rimane
    nel ricordo di chi li ha bene spesi.



    Edited by Millam - 13/1/2009, 09:58
     
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    Filastrocche e poesie sui mesi dell'anno


    " Il giro tondo dei dodici fratelli"
    (di Diego Valeri)
    Giro tondo, giro tondo!
    Quanti sono? Una dozzina.
    La farandola mulina
    senza posa intorno al mondo.

    Quello lì che a stento arranca,
    tetro, livido, ingrugnato,
    striminzito, infagottato
    nella sua mantella bianca,

    è Gennaio, il primogenito
    della bella fratellanza;
    a ogni passo della danza,
    batte i denti e manda un gèmito.

    Tien per mano il più piccino
    della schiera e il più furbetto;
    Febbrarin carnevaletto,
    detto pure il ventottino.

    Lo vedete quanto è buffo
    nel vestito d'Arlecchino,
    lo vedete il birichino
    come ride sotto il ciuffo?

    Un sentore di viole...
    Ecco Marzo pazzerello,
    piedi nudi e giubberello
    ricci al vento e viso al Sole.

    E' una gioia rivederlo;
    e se a tratti si fa mesto,
    pur si rasserena presto,
    e fischietta come un merlo.

    Si trascina appresso un bimbo
    dolce, pallido, gentile:
    Pratolino, ovvero Aprile,
    che di foglie in capo ha un nimbo.

    Bello e caro quel biondino.
    Ma più bello e più lucente,
    ma più caro e più ridente,
    questo qui che gli è vicino.

    Maggio, eterno amar del mondo,
    per guardarti, per goderti,
    si vorrebbe trattenerti,
    arrestando il girotondo.

    Lascia almeno che odoriamo
    le tue rose inebrianti.
    Benedici tutti quanti
    con quel tuo fiorito ramo!

    Sei già andato! Ecco, al tuo posto,
    sopraggiungere i fratelli
    tuoi più simili, i gemelli
    buoni: Giugno, Luglio, Agosto.

    Nudi sono come l'aria,
    ma ciascun porta un suo fregio:
    l'uno un ramo di ciliegio
    che di frutti ondeggia e svaria;

    il secondo ghirlandette
    di papaveri fiammanti;
    spighe, il terzo, barbaglianti,
    in manipolo costrette.

    Bravi e validi figlioli,
    rosolati al solleone;
    saltan come in un trescone
    di gagliardi campagnoli.

    Ma quest'altro avviluppato
    dentro un nuvolo di veli
    azzurrini come i cieli,
    è un fanciullo delicato.

    E' Settembre, occhi di sogno,
    cuore di malinconia:
    spande intorno una malia
    che ha il profumo del cotogno...

    Malinconica non pare
    quella faccia rubiconda
    che vien dopo ed è gioconda
    la canzon ch'odo cantare:

    « Sangue chiaro e sangue fosco
    dà la vigna; e noi beviamo
    l'uno e l'altro, e salvi siamo! ».
    Matto Ottobre, ti conosco.

    Han, quei due che vengon ora,
    musi lunghi, brutta cera
    da ammalati, vesta nera:
    ci predicon la malora!

    Tien Novembre un ramo secco
    all'occhiello del gabbano,
    e Dicembre nella mano
    più non porta che uno stecco.

    Nei tasconi del lor saio
    recan freddo e amare pene...
    Ma vedete, ora chi viene!
    Di bel nuovo è qui Gennaio...

    Giro tondo, giro tondo,
    sono dodici ragazzi,
    buoni e tristi, savi e pazzi:
    e nel mezzo è il vecchio Mondo.

    * * *
    "Filastrocca dei dodici mesi"
    (di A. Silvio Novaro)
    Gennaio mette ai monti la parrucca,
    Febbraio grandi e piccoli imbacucca,
    Marzo libera il sol di prigionia,
    Aprile di bei colori gli orna la via,
    Maggio vive tra musiche d'uccelli,
    Giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli,
    Luglio falcia le messi al solleone,
    Agosto avaro, ansando le ripone,
    Settembre i dolci grappoli arrubina,
    Ottobre di vendemmia empie la tina,
    Novembre ammucchia aride foglie a terra,
    Dicembre ammazza l'anno e lo sotterra.

    * * *

    "Che cosa ci porti"
    (di Renzo Ammannati)
    Gennaio: - Di neve bianche le farfalline.
    Febbraio: - Un gaio stuolo di mascherine.
    Marzo: - Sotto la gronda le rondinelle.
    Aprile: - Un pesco adorno di rosee stelle.
    Maggio: - Degli uccellini il lieto coro.
    Giugno: - Sul grano biondo, lucciole d'oro.
    Luglio: - Le dolci ore del tuo riposo.
    Agosto: - Il mar turchino, il bosco ombroso.
    Settembre: - Uva matura, d'oro e rubino.
    Ottobre: - Odor di mosto, spillar di vino.
    Novembre: - Di crisantemi le tombe infioro.
    Dicembre: - Il ceppo accendo di fiamme d'oro.

    * * *

    "I dodici mesi"
    (di Gianni Rodàri)
    Gennaio, gennaio,
    il primo giorno è il più gaio,
    è fatto solo di speranza:
    chi ne ha tanta, vive abbastanza.

    Febbraio viene a potare la vite
    con le dita intirizzite:
    è senza guanti ed ha i geloni
    e un buco negli zoccoloni.

    Marzo pazzo e cuorcontento
    si sveglia un mattino pieno di vento:
    la prima rondine arriva stasera
    con l'espresso della primavera.

    Aprile tosatore
    porta la lana al vecchio pastore,
    spoglia la pecora e l'agnello
    per farti un berretto ed un mantello.

    Maggio viene ardito e bello
    con un garofano all'occhiello,
    con tante bandiere nel cielo d'oro
    per la festa del lavoro.

    Giugno, invece, è falciatore;
    il fieno manda un dolce odore,
    in alto in alto l'allodola vola,
    il bidello chiude la scuola.

    Luglio miete il grano biondo,
    la mano è stanca, il cuore è giocondo.
    Canta il cuculo tra le foglie:
    c'è chi lavora e mai non raccoglie.

    Agosto batte il grano nell'aia,
    gonfia i sacchi, empie le staia:
    c'è tanta farina al mondo... perché
    un po' di pane per tutti non c'è?

    Settembre settembrino,
    matura l'uva e si fa il vino,
    matura l'uva moscatella:
    scolaro, prepara la cartella!

    Ottobre seminatore:
    in terra il seme sogna il fiore,
    sotterra il buio germoglio sa
    che il sole domani lo scalderà.

    Novembre legnaiolo
    va nei boschi solo solo,
    c'è l'ultima foglia a un albero in vetta
    e cade al primo colpo d'accetta.

    Vien dicembre lieve lieve,
    si fa la battaglia a palle di neve:
    il fantoccio crolla a terra
    e cosi cade chi vuole la guerra!

    * * *

    "I mesi dell'anno"
    (di O. Turchetti)
    Gennaio porta gelo e nevicate,
    Febbraio grandi balli e mascherate,
    Marzo vento e delicate viole,
    Aprile l'erba per le capriole,
    Maggio ci dà rose profumate,
    Giugno spighe secche e ben dorate,
    Luglio ha la trebbia e sempre gran lavoro,
    Agosto buona frutta e rami d'oro,
    Settembre mette l'uva giù nel tino,
    Ottobre cambia il mosto in un buon vino,
    Novembre butta giù tutte le foglie,
    Dicembre per il fuoco le raccoglie.

    * * *

    "I mesi"
    Gennaio porta il ceppo e la Befana,
    febbraio carnevale e tramontana,
    marzo le pratoline e le viole,
    aprile rondinelle e il dolce sole.

    Maggio salutan gli uccellini in coro,
    giugno ha tra il fieno lucciolette d'oro,
    luglio è biondo di grano al sole,
    agosto porta frutta dolci e buone.

    Settembre ha l'uva d'oro e di rubino,
    ottobre poi la pigia dentro il tino,
    novembre porta i fiori al camposanto,
    dicembre culla i semi sotto il manto.

    * * *

    I mesi dell'anno
    (di Francesca Castellino)
    Vien Gennaio zappatore
    e Febbraio potatore
    Marzo in groppa al vento arriva;
    nell'April s'orna la riva.

    Maggio ha rose e ciel sereno,
    Giugno ha frutti e spighe in seno:
    miete Luglio e dà calura,
    l'uva Agosto fa matura.

    Il Settembre ha i tini pieni,
    e l'Ottobre getta i semi;
    nudi i prati fa Novembre,
    poi col gelo, vien Dicembre.

    * * *

    I dodici mesi
    (di De Colò)
    Gennaio ci copre di neve.
    Febbraio è il mese più breve.
    Marzo s'avanza col vento;
    ed ecco, in April, fiori a cento.
    Maggio di canti risuona.
    Giugno le messi ci dona.
    In Luglio il grano è riposto.
    Al mar ce ne andiamo in Agosto.
    Settembre ci fa vendemmiare.
    Ottobre ci chiama a studiare.
    Un mese per chi non c'è più.
    Ma ecco, festoso, Dicembre,
    che porta il Bambino Gesù.

    * * *

    I mesi
    Ecco gennaio col manto di neve,
    passa febbraio, di tutti il più lieve:
    ulula marzo con pioggia e con vento
    sorride aprile felice e contento.
    Maggio odoroso riporta gli uccelli,
    giugno dipinge con mille pennelli,
    luglio fatica a segare le bionde
    spighe, arde agosto ed asciuga la fonte.
    Coglie settembre dal ramo i bei frutti,
    ottobre i grappoli pesta per tutti,
    suona novembre la triste campana
    dei morti. Ed ecco dicembre:
    lontana brilla una stella cometa, laggiù
    sopra la stalla ove è nato Gesù.

    * * *

    I mesi
    Dinanzi al camino si scalda Gennaio;
    in maschera, lieto, si veste Febbraio.
    E' Marzo bizzoso, ma buono di cuore;
    April tinge i prati di vario colore.

    E' Maggio di rose, di gigli adornato;
    sta Giugno a guardare le messi, beato.
    Van Luglio ed Agosto insieme a cercare
    il fresco dei monti, la gioia del mare.

    Settembre va a caccia, la frutta raccoglie;
    Ottobre va a scuola... e cadon le foglie...
    In casa si chiude annoiato Novembre,
    a Dio nel presepe s'inchina Dicembre.

    * * *

    Non tutti i mesi hanno gli stessi giorni
    Trenta giorni ha novembre
    con april giugno e settembre
    di ventotto ce n'è uno
    tutti gli altri ne han trentuno!

    * * *

    "I mesi dell'anno"
    Sai quali sono i mesi dell’anno?
    Questi bambini son bravi, lo sanno!
    Quello più freddo è certo gennaio,
    con la Befana giù dal camino.
    Corto, cortino arriva febbraio,
    con Pulcinella, Brighella e Arlecchino.
    La primavera s’affaccia con marzo,
    che come mese viene per terzo
    (non ho trovato la rima: che scarso!).
    Si apre la stalla, si apre il fienile,
    si aprono i fiori: siamo in aprile.
    Forza e coraggio, non ho finito:
    adesso c’è maggio, il mese fiorito.
    Sono sveglio oppure sogno?
    Finalmente si va al mare,
    posso pure fare il bagno
    e con la barca andare a pescare.
    È arrivato adesso giugno.
    Siamo in estate, spogliati è meglio,
    fa tanto caldo che si va arrosto;
    posso dormire, tardi mi sveglio:
    sono arrivati luglio ed agosto.
    Ora torniamo dalle montagne
    e con settembre riapre la scuola.
    Ecco l’autunno con le castagne:
    è ottobre e al caldo la rondine vola.
    Le foglie cadono rosse a novembre
    E quando cadono triste vi sembro;
    ma con l’inverno giunge dicembre.
    Fiocca la neve sul pino e sul gembro.

    * * *

    "E' arrivato un treno carico di..."
    (di Gianni Rodari)
    Nella notte di Capodanno,
    quando tutti a nanna vanno,
    è in arrivo sul primo binario
    un direttissimo straordinario,
    composto di dodici vagoni,
    tutti carichi di doni…

    Sul primo vagone, sola soletta,
    c’è una simpatica vecchietta.
    Deve amar molto la pulizia,
    perchè una scopa le fa compagnia…
    Dalla sua gerla spunta il piedino
    di una bambola o di un burattino.
    “Ho tanti nipoti”, borbotta, “ma tanti!
    e se volete sapere quanti,
    contate tutte le calze di lana
    che aspettano il dono della Befana.”

    Secondo vagone, che confusione!
    Carnevale fa il pazzerellone:
    c’è Arlecchino, c’è Colombina,
    c’è Pierrot con la damina,
    e accanto alle maschere d’una volta
    galoppano indiani a briglia sciolta,
    sceriffi sparano caramelle,
    astronauti lanciano stelle
    filanti, e sognano a fumetti
    come gli eroi dei loro giornaletti.

    Sul terzo vagone
    viaggia la primavera
    col vento marzolino.
    Gocce ridono e piangono
    sui vetri del finestrino.
    Una rondine vola,
    profuma una viola…
    tutta roba per la campagna.
    In città, tra il cemento,
    profumano soltanto
    i tubi di scappamento.

    Il quarto vagone è riservato
    a un pasticcere rinomato
    che prepara, per la Pasqua,
    le uova di cioccolato.
    Al posto del pulcino c’è la sorpresa.
    campane di zucchero
    suoneranno a distesa.

    Un carico giocondo
    riempie il quinto vagone:
    tutti i fiori del mondo,
    tutti i canti di maggio…
    buon viaggio! buon viaggio!

    Giugno, la falce in pugno!
    Ma sul sesto vagone
    io non vedo soltanto
    le messi ricche e buone…
    vedo anche le pagelle:
    un po’ brutte, un po’ belle,
    un po’ gulp, un po’ squash!
    Ah, che brutta invenzione,
    amici miei,
    quei cinque numeri prima del sei.

    Il settimo vagone
    è tutto sole e mare:
    affrettatevi a montare!
    Non ci sono sedili, ma ombrelloni.
    Ci si tuffa dai finestrini
    meglio che dai trampolini.
    C’è tutto l’Adriatico,
    c’è tutto il Tirreno:
    non ci sono tutti i bambini…
    Ecco perchè il vagone non è pieno.

    Sull’ottavo vagone
    ci sono le città:
    saranno regalate
    a chi resta in città
    tutta l’estate.
    Avrà le strade a sua disposizione:
    correrà, svolterà, parcheggerà
    da padrone.
    A destra e a sinistra
    sorpasserà se stesso…
    ma di sera sarà triste lo stesso.

    Osservate sul nono vagone
    gli esami di riparazione.
    Severi, solenni come becchini…
    e se la pigliano con i bambini!
    Perchè qualche volta, per cambiare,
    non sono i grandi a riparare?

    Sul decimo vagone
    ci sono tanti banchi,
    c’è una lavagna nera
    e dei gessetti bianchi.
    Dai vetri spalancati
    il mondo intero può entrare:
    e’ un ottimo maestro
    per chi lo sa ascoltare.

    Sull’undicesimo vagone
    c’è un buon odore di castagne,
    paesi grigi, grigie campagne
    già rassegnate al primo nebbione,
    e buoni libri da leggere a sera
    dopo aver spento la televisione.

    Ed ecco l’ultimo vagone,
    è fatto tutto di panettone,
    ha i cuscini di cedro candito
    e le porte di torrone.
    Appena in stazione sarà mangiato
    di buon umore e di buon appetito.
    Mangeremo anche la panca
    su cui siede a sonnecchiare
    Babbo Natale con la barba bianca.



    Edited by Millam - 21/3/2009, 04:14
     
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    " Canzone dei dodici mesi "

    di Francesco Guccini

    ("Radici", 1972)


    - video e testo -



    Viene Gennaio silenzioso e lieve, un fiume addormentato
    fra le cui rive giace come neve il mio corpo malato, il mio corpo malato...
    Sono distese lungo la pianura bianche file di campi,
    son come amanti dopo l'avventura neri alberi stanchi, neri alberi stanchi...

    Viene Febbraio, e il mondo è a capo chino, ma nei convitti e in piazza
    lascia i dolori e vesti da Arlecchino, il carnevale impazza, il carnevale impazza...
    L'inverno è lungo ancora, ma nel cuore appare la speranza
    nei primi giorni di malato sole la primavera danza, la primavera danza..

    Cantando Marzo porta le sue piogge, la nebbia squarcia il velo,
    porta la neve sciolta nelle rogge il riso del disgelo, il riso del disgelo...
    Riempi il bicchiere, e con l'inverno butta la penitenza vana,
    l'ala del tempo batte troppo in fretta, la guardi, è già lontana,
    la guardi, è già lontana...

    O giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi
    è questa vita mia.
    Diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale,
    la mano di tarocchi che non sai mai giocare, che non sai mai giocare.

    Con giorni lunghi al sonno dedicati il dolce Aprile viene,
    quali segreti scoprì in te il poeta che ti chiamò crudele,
    che ti chiamò crudele...
    Ma nei tuoi giorni è bello addormentarsi dopo fatto l'amore,
    come la terra dorme nella notte dopo un giorno di sole,
    dopo un giorno di sole...

    Ben venga Maggio e il gonfalone amico, ben venga primavera,
    il nuovo amore getti via l'antico nell'ombra della sera, nell'ombra della sera...
    Ben venga Maggio, ben venga la rosa che è dei poeti il fiore,
    mentre la canto con la mia chitarra brindo a Cenne e a Folgore, brindo a Cenne e a Folgore...

    Giugno, che sei maturità dell'anno, di te ringrazio Dio:
    in un tuo giorno, sotto al sole caldo, ci sono nato io, ci sono nato io...
    E con le messi che hai fra le tue mani ci porti il tuo tesoro,
    con le tue spighe doni all'uomo il pane, alle femmine l' oro,
    alle femmine l'oro...

    O giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi
    è questa vita mia.
    Diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale,
    la mano di tarocchi che non sai mai giocare, che non sai mai giocare...

    Con giorni lunghi di colori chiari ecco Luglio, il leone,
    riposa, bevi e il mondo attorno appare come in una visione,
    come in una visione...
    Non si lavora Agosto, nelle stanche tue lunghe oziose ore
    mai come adesso è bello inebriarsi di vino e di calore, di vino e di calore...

    Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull'età,
    dopo l' estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità...
    Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità,
    come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le possibilità...

    Non so se tutti hanno capito Ottobre la tua grande bellezza:
    nei tini grassi come pance piene prepari mosto e ebbrezza,
    prepari mosto e ebbrezza...
    Lungo i miei monti, come uccelli tristi fuggono nubi pazze,
    lungo i miei monti colorati in rame fumano nubi basse, fumano nubi basse...

    O giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi
    è questa vita mia.
    Diverso tutti gli anni, e tutti gli anni uguale,
    la mano di tarocchi che non sai mai giocare, che non sai mai giocare...

    Cala Novembre e le inquietanti nebbie gravi coprono gli orti,
    lungo i giardini consacrati al pianto si festeggiano i morti,
    si festeggiano i morti...
    Cade la pioggia ed il tuo viso bagna di gocce di rugiada
    te pure, un giorno, cambierà la sorte in fango della strada,
    in fango della strada...

    E mi addormento come in un letargo, Dicembre, alle tue porte,
    lungo i tuoi giorni con la mente spargo tristi semi di morte,
    tristi semi di morte...
    Uomini e cose lasciano per terra esili ombre pigre,
    ma nei tuoi giorni dai profeti detti nasce Cristo la tigre, nasce Cristo la tigre...

    O giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi
    è questa vita mia.
    Diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale,
    la mano di tarocchi che non sai mai giocare, che non sai mai giocare
    che non sai mai giocare, che non sai mai giocare
    che non sai mai giocare, che non sai mai giocare...

     
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    Filastrocche e poesie sul mese di dicembre


    "Io son Dicembre..."
    Io son Dicembre, vecchietto, vecchietto,
    l'ultimo figlio dell'anno che muore.
    Ma quando nasce Gesù benedetto
    reco nel mondo la pace e l'amore.
    Porto col ceppo girando i camini
    dei bei regali ai bimbi piccini.

     
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    Filastrocche e poesie sul mese di gennaio


    "Gennaio"
    Toc, toc, toc batte Gennaio
    che è un mese allegro e gaio:
    con la neve puoi giocare
    e in montagna andare a sciare;
    e col freddo che farà
    ti consiglio sta cosa qua:
    per dormir la buona nanna
    cioccolata e tanta panna.

    * * *

    "Gennaio"
    Il giorno di San Bovo
    i giorni si sono allungati di un passo d'uovo;
    a sant'Antonio
    un passo di demonio;
    a San Bastiano
    tu hai un'ora in mano;
    dalla Candelora i giorni si allungano un ora.

    * * *

    "Gennaio"
    Io son Gennaro nel canto del foco,
    giro l'arrosto e fo veglia nel gioco
    per la delizia di questi signori
    e sono scritto tra i mesi migliori.
    Porto Befana con neve e con vento,
    con Sant'Agnese e il beato Vincenzo,
    poi i Santi vengono Antonio e Bastiano,
    Paolo dei segni che avverte il villano.

    * * *

    "Gennaio"
    Bigio il ciel, la terra brulla,
    questo mese poverello
    nella sporta non ha nulla
    ma tien vivo un focherello.

    Senza greggia e campanello
    solo va, pastor del vento.
    Con la neve sul cappello
    fischia all'uscio il suo lamento.

    Breve il dì, lunga la notte,
    cerca il sole con affanno.
    Ha le tasche vuote e rotte,
    ma nasconde il pan d'un anno.

    * * *

    "Gennaio"
    D'inverno, col gelo
    sapete cosa faccio?
    Con le scarpe da sci
    vado fuori
    a calpestare il ghiaccio.
    Crick, crack, criiii.



    Edited by Millam - 13/1/2009, 10:04
     
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    Filastrocche e poesie sul mese di febbraio


    "Febbraio"
    E' febbraio monellaccio
    molto allegro e un po' pagliaccio;
    ride, salta, balla, impazza,
    per le vie forte schiamazza;
    per le vie e per le sale
    accompagna il Carnevale.
    Se fra i mesi suoi fratelli
    ve ne sono dei più belli,
    il più allegro e birichino,
    sempre è lui, ch'è il più piccino!

    * * *

    "Febbraio"
    Febbraio febbraietto
    corto, corto
    e maledetto.

    * * *

    "Il mese Febbraio"
    Io son Febbraro che porto il sereno,
    che rompo il gelo e la terra rimeno
    e non guardare se zoppo cammino:
    c'é Carnevale e il bel tempo vicino.
    "Santa Maria ai due Purificata
    dice se resta o finì la vernata;
    ai ventiquattro vi porto Mattia,
    non son bisesto e ai ventotto vo via.

    * * *

    "La candelora"
    Delle cere la giornata
    ti dimostra la vernata,
    se vedrai pioggia minuta
    la vernata sia compiuta,
    ma se vedi sole chiaro
    marzo sia come gennaro.

    * * *

    "La Madonna Candelora"
    La Madonna Candelora
    dell'inverno semo fora;
    ma se piove o tira vento,
    dell'inverno semo dentro.



    Edited by Millam - 25/1/2009, 04:15
     
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    Filastrocche e poesie sul mese di marzo


    "Marzo pazzerello"
    Ecco marzo pazzerello
    piedi nudi e giubberello
    ricci al vento e viso al sole.
    E' una gioia rivederlo
    e se, a tratti, si fa mesto
    pur si rasserena presto
    e fischietta come un merlo.

    * * *

    Filastrocca del vento di marzo
    (di L. Galli)
    Marzo, Marzo, che pazienza...
    te lo dico in confidenza...
    te lo debbo proprio dire:
    tieni in fren quel ragazzaccio
    quella birba di ventaccio.
    Hai cucito, notti e notti,
    sopra i peschi, fior per fiore
    eran tutti uno splendore
    egli adesso te li strappa,
    li volteggia, ride e scappa.
    Guarda i mandorli imbronciati:
    li ha spogliati
    tutti quanti.
    Guarda il cielo com'è scuro!
    L'hai spazzato tutt'un giorno
    con la scopa d'oro fino.
    Or non vedi che galoppo,
    quel tuo figlio stravagante,
    con le nubi tutte. quante,
    per guastare la tua festa?
    C'è da perdere la testa!

    * * *

    Marzo
    (di C. Bucci)
    Viene marzo pazzerello.
    A piedi nudi cammina sui prati.
    Empie d'acqua i fossati
    e al viandante rovescia l'ombrello.
    Porta il vento, porta il sole,
    schiude in fretta qualche fiore
    e sulle prode erbose
    sparge un acuto profumo di viole
    E' nell'aria, cammina
    con la pioggia e col vento,
    e chi lo vede si sente contento.

    * * *

    "Che dice la pioggerellina di marzo?"
    (di Angelo Silvio Novaro)
    Che dice la pioggerellina
    di marzo, che picchia argentina
    sui tegoli vecchi
    del tetto, sui bruscoli secchi
    dell'orto, sul fico e sul moro
    ornati di gèmmule d'oro?

    - Passata è l'uggiosa invernata,
    passata, passata!
    Di fuor dalla nuvola nera,
    di fuor dalla nuvola bigia
    che in cielo si pigia
    domani uscirà Primavera
    guarnita di gemme e di gale,
    di lucido sole,
    di fresche viole,
    di primule rosse, di battiti d'ale,
    di nidi,
    di gridi
    di rondini, ed anche
    di stelle di mandorlo, bianche... -

    Che dice la pioggerellina
    di marzo, che picchia argentina
    sui tegoli vecchi
    del tetto, sui bruscoli secchi
    dell'orto, sul fico e sul moro
    ornati di gèmmule d'oro?
    Ciò canta, ciò dice;
    e il cuor che l'ascolta è felice.

    Che dice la pioggerellina
    di marzo, che picchia argentina
    sui tegoli vecchi
    del tetto, sui bruscoli secchi
    dell’orto...

    * * *

    "Vento di marzo"
    (di R. Calleri)
    C'è un signore che va a spasso
    con la mazza e l'occhialino,
    lo accompagna passo passo
    Marzo allegro e birichino,
    che ad un tratto (oh, che monello!)
    manda in aria il suo cappello.
    Sciorinato li sull'aia
    vede un candido bucato;
    lo contempla la massaia
    con lo sguardo pia beato,
    ma di Marzo il venticello
    le fa un tiro da monello.
    l ragazzi, sulla piazza
    stan giocando in lieti crocchi;
    ad un tratto, infuria, impazza;
    han la polvere negli occhi:
    cos'è stato? È sempre quello,
    è di Marzo il venticello.
    Poveretta quella donna!
    non sa dove riparare:
    poveretta! La sua gonna
    è una vela in alto mare
    e, di Marzo, il venticello
    più che mai fa il pazzerello.
    Raggi d'oro e nuvolette
    cielo azzurro a pecorine,
    pruni in fiore, nuove erbette,
    bucanevi e pratoline;
    sole, pioggia e venticello:
    ecco Marzo pazzerello.

    * * *

    "Gioia di marzo"
    (di Renzo Pezzani)
    Fresca gioia, l'erba nasce
    così lustra e cosi breve
    dove il sol ruppe la neve
    e l'agnello se ne pasce.
    Anche l'acqua ch'era ghiaccio
    s'incammina dentro il fosso
    con un po' di cielo in dosso,
    mormorando: -Se ti piaccio,
    vieni a bermi cosi pura
    pria che tocchi la pianura.
    L'alberello di cotogno
    apre gli occhi e guarda il mondo
    e nel rivo vispo e fondo
    getta l'ultimo suo sogno;
    poi, toccato dal Signore,
    sui rametti più lontani,
    come dentro esili mani,
    posa un candido suo fiore
    cosi allegro che la gente
    dentro l'anima lo sente.

    * * *

    "Marzo"
    (di S. Di Giacomo)
    Marzo: nu poco chiove
    E n'ato ppoco stracqua;
    Torna a chiòvere, schiove,
    Ride 'o sole cu ll'acqua.
    Mo nu cielo celeste,
    Mo n'aria cupa e nera;
    Mo d'o vierno 'e tempeste,
    Mo n'aria 'e primmavera.
    N'auciello freddigliuso
    Aspetta ch'esce 'o sole:
    Ncopp'o tturreno nfuso
    Suspireno 'e vviole...

    * * *

    "Marzo bello"
    (di A. Beltramelli)
    Ecco ecco che è arrivato marzo bello!
    Le viole in mezzo al prato
    escono fuori con l'ombrello.
    Oh, bel marzo! Oh, marzicello!
    Ti salutano le viole,
    che si vestono modeste
    e stan sempre sole sole
    tra le fratte e le foreste.
    Forse un merlo poco saggio
    sogna già d'essere in maggio
    e si gela una zampina fra la brina.
    Ma la cincia nel suo nido
    ride e dice: «Non mi fido!
    Presto è ancor! La messaggiera bianca e nera
    non è già sotto la gronda,
    e chi ha freddo si nasconda:
    non è ancora primavera ».
    Chiotto chiotto le risponde un passerotto:
    «Tu sei saggia e veritiera!
    Marzo è bello,
    ma coi guanti e con l'ombrello,
    col soprabito e il cappello,
    poiché porta il vento e il fiore,
    e la pioggia e il raffreddore ».

    * * *

    "La siepe s'è desta"
    (di A. De Musset)
    Nei boschi, da sera a mattina,
    si schiudono fresche sorprese:
    leggero sui prati cammina
    Marzo, incantevole mese.
    È già non più sonnolento
    il rio, né risuona si dura
    la terra: nel tiepido vento
    già verzica la verzura.
    Ancora non c'è l'usignolo
    ricolmo di note e di trilli,
    ma lungo le prode e nel brolo
    già fremono e ciarlano i grilli.
    E, guarda, la siepe s'è desta
    coperta di fiori, odorosa:
    il pesco s'ammanta di festa
    schiudendo i suoi petali rosa.
    C'è pioggia, c'è vento, c'è sole:
    è marzo, ogni cosa ha un incanto;
    è marzo, che piange e non vuole,
    che mostra il sorriso tra il pianto.

    * * *

    "Giorno di marzo"
    (di Renzo Pezzani)
    Buona gente! Buona gente!
    aprite gli usci e le porte...
    Le cose non eran morte,
    dormivano solamente.
    Il vento della foresta,
    giovane lupo si desta.
    Fiuta ceppi, rapisce odori,
    scopre monti, lustra colori.
    Guizza il pesce nel torrente:
    buona gente! buona gente!
    Il sole di marzo attese,
    nel prato che tocca il paese,
    uscire i bimbi da scuola...
    Ma ora il tuono si sente
    nell'aria che sa di viola...
    Dolce la pioggia consola
    la sete dell'erba innocente.
    E mai più bel ciel si vide:
    un poco piange un poco ride;
    ride e piange per niente,
    buona gente! buona gente!
    Aprite le case e lasciate
    che un nuovo fiato le frughi.
    Sciogliete il bucato: lo gonfi
    il vento; il sole lo asciughi.
    Aprite dei fiori la serra.
    Risuonino i gravi tonfi
    del ferro che frange la terra...
    Aiutate la semente,
    buona gente! buona gente!

    * * *

    "Marzo, ti voglio bene"
    (di Autore incerto)
    Marzo, ti voglio bene.
    E sai perchè?
    Perchè sei birichino
    e, quasi quasi, rassomigli a me.
    Anche tu fai capricci:
    vieni col sole,
    con le primule belle
    e le odorose viole.
    Poi, ti rabbui, Marzo,
    e in un momento
    tu butti giù dal cielo
    e neve e pioggia e vento...
    Ma io ti voglio bene,
    perchè, fra un raggio d'oro
    e una nuvola nera,
    tu porti Primavera.

    * * *

    "Letterina"
    (di M. Sallucci)
    Caro Marzo,
    ci hanno detto che sei pazzo,
    ed è proprio vero!
    Perchè ci hai mandato
    ancora tanto, tanto freddo?
    Non ti eri accorto
    che i mandorli erano già fioriti,
    che il bosco cominciava a svegliarsi,
    che noi bimbi avevamo tanta voglia
    di uscire all'aperto a giocare?

    * * *

    "Marzo"
    (di E.P. Gorini)
    Marzo, che bel mantello
    ricamato di sole,
    ornato di viole,
    di lucidi ghiaccioli
    Marzo, che bel castello
    di petali, di gemme l
    E marzo, ridarello,
    i primi fiori getta
    sopra i gelidi broli,
    sul mandorlo e sul pesco,
    e poi, quasi pentito,
    solleva un vento fresco
    e gli adornati rami
    spoglia dei bei ricami.
    Poi se ne pente ancora
    e lancia, d'ora in ora,
    gemmule e verdi fronde
    sopra spinosi tralci
    ricurvi come falci.
    Ammassa nubi in cielo,
    e stende sulla terra,
    di fitta pioggia un velo.
    Poi, dal cestello, prende
    manciate di ghiaccioli
    e il primo verde copre
    col bianco della brina
    che riscintilla al sole
    della chiara mattina.

    * * *

    "Marzo"
    (di P. Ruocco)
    Ecco Marzo, il terzo mese,
    che, scrollando i folli ricci,
    un pò matto e un pò cortese
    fa le smorfie ed i capricci.
    Tutto nervi e argento vivo,
    muta umore ogni momento
    ed annunzia il proprio arrivo
    con la grandine e col vento.
    Fischia e morde, piange e ride,
    ed ingemma il colle e il prato
    mentre,ancora, il vento stride..
    Ma l'inverno è terminato,
    Quanta luce nel creato,
    dopo i tuoni e la bufera!
    marzo è il paggio scapigliato
    della dolce primavera.

    * * *

    "Immagini di Marzo"
    (di Saffo)
    E' tutta incoronata di fiori la terra,
    di fiori di ogni colore.
    Ceci d'oro crescevano
    lungo le spiagge del mare.

    * * *

    "Marzo bello"
    (di A Beltramelli)
    Piove ancora e ride il sole,
    la massaia fa il bucato
    sulla riva di un ruscello.
    Oh bel Marzo, marzicello!

    Ti salutan le viole
    che si veston modeste
    e stan sempre sole sole.
    Marzo bello!

    Già in un campo, un contadino,
    per noi canta uno stornello,
    è fiorito il biancospino
    che fa siepe a un campicello.

    * * *

    "Marzo"
    (di Cuman Pertile)
    O marzo, che i petali rosa
    dei fiori di pesco colori,
    o marzo, che a volte disserri
    i primi soavi tepori,
    e a volte ventoso e gelato
    tormenti le erbette del prato;
    O marzo non fare il cattivo,
    non rompere i rami' fioriti,
    i rami dei peri e dei meli,
    che poi daran frutti squisiti!
    E vi pianteranno i bambini
    il morso dei bianchi dentini.

    * * *

    "Marzo"
    (saggezza popolare)
    Gelo
    marzolino
    rattrista
    il contadino.

    * *
    Quando canta il merlo
    siamo fuori dall'inverno.

    * *
    Marzo sbirro
    e banderuola
    prende il verno
    per la gola.

    * *
    Marzo molle,
    gran per tre zolle.
    Marzo asciutto
    gran dappertutto.

    * * *

    "Il vento di marzo"
    E' il vento
    come un monello contento,
    che fa capriole
    tra l'erbe nuove,
    che va in altalena
    fischiando stornelli
    tra gli alberi verdi
    di primavera,
    che gioca alla guerra,
    prendendo d'assalto
    un intero paese.

    * * *

    "Marzo"
    Io sono Marzo che vengo col vento,
    col sole e l'acqua e nessuno contento;
    vo', pellegrino in digiuno e preghiera,
    cercando invano la Primavera.
    Di grandi Santi m'adorno e mi glorio:
    Tommaso il sette e poi il grande Gregorio;
    con Benedetto la rondin tornata
    saluta e canta la Santa Annunziata.

    * * *





    Edited by Millam - 21/3/2009, 05:09
     
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    Filastrocche e poesie sul mese di aprile


    "Aprile"
    Io sono Aprile
    e sono il più gentile,
    tutti gli alberi li faccio fiorire,
    tutti gli uccelli li faccio cantare,
    giovani e vecchi faccio rallegrare.

    * * *

    Piccola nuvola di primavera
    Dopo l'acquata le nuvole, pronte,
    pigliano il volo, scavalcano il monte.
    Or con la gonna di velo sottile,
    la più pigra s'impiglia al campanile.
    "Lasciami, con codesta banderuola;
    mi strappi tutta! Son rimasta sola!".
    Ma il campanaro senza discrezione
    le risponde col campanone!
    Che sobbalzo, che sgomento!
    Per fortuna c'era il vento
    che con tutta galanteria
    la piglia e se la porta via.

    * * *



     
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    Filastrocche e poesie sul mese di maggio


    "Filastrocca di maggio"
    Filastrocca del bel maggio
    col vestito della festa,
    che hai cucito lesta lesta
    quando il sol ti dava un raggio.
    Filastrocca dei colori:
    bianco, rosso, azzurro e giallo,
    mentre il grano, come un gallo,
    la sua cresta mette fuori.

    * * *

    "Le rose di Maggio"
    (di Pietro Mastri)
    Rose rosse... Vere rose!
    Tutto il mondo fiorito di rose!
    Tutto il mondo odoroso di rose!
    Anche dove men te l'aspetti
    nei giardini fatti serpai,
    fra le ortiche e i cardi a mazzetti,
    ecco, s'accendono rosai.
    S'arrampicano le rose
    ai cancelli arrugginiti;
    s'affacciano a mura corrose;
    si concimano di detriti.
    Anche negli orti dei conventi
    per le aiuole di nuove lattughe,
    dove, ancora sonnolenti,
    passeggiano le tartarughe;
    anche lì che fioritura
    di rose! E un odor da lontano,
    che vince ogni clausura:
    odor di mese mariano.
    E le chiesine di campagna?
    Le più nude e poverine
    han sugli altari di lavagna
    rose doppie e rose canine.
    Perfino in quei brevi sterrati
    nei cortili degli ospedali
    dove guardano al sole i malati
    col viso cereo sui guanciali,
    v'è luce di rose maggesi;
    e che dolce malinconia
    di speranza in quegli occhi accesi
    di febbre e di nostalgia.
    Perfino, sì, nei cimiteri
    le rose di rosee foglie
    fanno siepe lungo i sentieri
    solinghi, e nessuno le coglie;
    fioriscon tra lampade e ceri
    sui morti sempre più folti...

    * * *

    "Il giardino nel bosco"
    (di Giuseppe Fanciulli)
    In un mese di maggio
    era nato sul limite di un bosco
    un piccolo giardino,
    così, per un capriccio di natura
    o uno scherzo del vento.
    V'era di tutto: viole, ciclamini,
    rose, bottoni d'oro,
    gladioli bianchi e azzurri fiordalisi;
    lungo il tronco di un leccio,
    alti su l'erbe i freschi semprevivi,
    salivano i convolvoli.
    Tanta bellezza invero era sciupata,
    chè la zona del bosco
    era lontana e mai nessun vi andava.
    Ma, ugualmente felici,
    i fiori si scaldavano al buon sole;
    e facevan festa
    ai leprotti, agli insetti ed agli uccelli:
    a tutte le creature viventi
    oppure solo di passaggio
    nei boschi a maggio.

    * * *

    "Canzoncina di Maggio"
    (di Ugo Ghiron)
    « Dolce maggio, maggio d'oro»
    canta il coro
    degli snelli
    passeretti e dei fringuelli,
    tra le fronde.
    « Maggio, maggio benedetto! »
    su dal cielo,
    da ogni tetto,
    gaio il coro
    delle rondini risponde.
    E s'incrociano per l'aria,
    via tra voli, via tra frulli,
    i garriti, i cinguettii
    che salutano il tuo raggio,
    dolce maggio.
    E odorose,
    dai giardini,
    a te ridono le rose;
    e dai campi,
    (mentre il sole gitta lampi)
    buone e sole
    ti fan festa
    pur le timide viole...

    * * *

    "Maggio"
    (di Diego Valeri)
    Ma mi dite che cos'ha
    questa sera la piccola città?
    Ma mi dite perché mai
    questa saggia bottegaia
    sempre grave e intesa al sodo,
    fa la matta a questo modo?
    Si direbbe che il profumo
    della glicine e del tiglio
    le abbia messo lo scompiglio
    nel cervello.
    Certamente io mai non vidi
    il mio truce salumaio
    stare in ozio
    come adesso,
    sulla soglia del negozio
    e sorridere a se stesso
    così gaio.
    Certamente il calzolaio
    non cantò mai come canta
    questa sera,
    delicato appassionato,
    « e mia sposa sarà la mia bandiera... »
    «Avvocato, buona sera!
    Avvocato, come va?»
    L'avvocato non fa caso
    non mi vede, né mi sente,
    e mi passa sotto il naso
    fischiettando allegramente,
    e rotando a mulinello
    la sua mazza.
    Nella piazza
    è un tumulto di bambini
    piccinini:
    un concerto stonatello
    di grilletti canterini
    cui fa il basso la campana
    del castello...
    Ma mi dite, ma mi dite, che cos'ha
    stasera questa pazza di città?

    * * *

    "Maggio"
    (di Silvia Marincola)
    O Madonnina bionda!... Madonnina
    ch'hai le fragili mani strette a croce
    sopra la veste candida e turchina!...
    T'hanno portato i bimbi quelle rose
    fiammanti della siepe; l'han deposte
    ai tuoi piedi: manine timorose
    che sfiorano la tua mano di gesso
    con un trepido tocco e che, congiunte,
    sulla bocca, ne velano il sommesso
    misterioso pregare: «Ave Maria,
    che sei la mamma santa di Gesù...
    fammi crescere buono... Così sia! »
    E' sera. La chiesetta del villaggio
    splende di tanti lumi: e tu sorridi,
    o Madonnina: è ritornato Maggio!

    * * *

    "È Maggio"
    (di Giovanni Pascoli)
    A maggio non basta un fiore.
    Ho visto una primula: è poco.
    Vuoi nel prato le prataiole:
    è poco: vuole nel bosco il croco.
    È poco: vuole le viole; le bocche
    di leone vuole e le stelline dell'odore.
    Non basta il melo, il pesco, il pero.
    Se manca uno, non c'è nessuno.
    È quando è in fiore il muro nero
    è quando è in fiore lo stagno bruno,
    è quando fa le rose il pruno,
    è maggio quando tutto è in fiore.

    * * *

    "Maggio"
    (di Teresah)
    « Viva maggio, mese d'oro! »
    Canta il coro
    degli uccelli
    pazzerelli
    sulle gronde
    tra le fronde.
    « Viva maggio, mese d'oro! »
    « Viva maggio, mese bello! »
    Canta il bimbo
    ridarello,
    con le rose più odorose,
    le ciliegie
    saporose...
    « Viva maggio, mese bello!»

    * * *

    "Maggiolata"
    (di C. Mazzoleni)
    Ora tu vieni, o maggio, dolce mese,
    che porti cieli azzurri e verdi prati,
    e rose per gli altari delle chiese,
    e fioriti giardini profumati.
    O generoso maggio, ben tornato
    col riso dei fanciulli saltellanti
    nei più rosei tramonti del Creato,
    col volo degli uccelli cinguettanti
    le garrule canzoni in armonia!
    O generoso maggio, ti saluto!
    Nel dolcissimo nome di Maria
    a te porgo, felice, il benvenuto.

    * * *

    "Pioggia di Maggio"
    (di Renzo Pezzani)
    Passa una nuvola come un cigno
    dentro il cielo senza rughe.
    Scioglie la pioggia nell'orto verdigno,
    tocca fronde, lava lattughe.
    Sfatta la nuvola rimane il bello
    e questo fiato da bocca di fiore,
    l'orto fresco di colore
    e la musica d'un ruscello.
    Rimane il cielo così pulito
    con un'allodola così sincera
    che appena dici una preghiera
    già cammina nell'infinito.

    * * *

    "Maggio"
    (di M.R. Messina)
    Maggio, sempre cortese,
    è il mese delle rose:
    porta dolci sorprese
    e promesse festose.
    Passa ovunque gradita
    un'aria profumata:
    ride, paga di vita,
    ogni cosa creata.

    * * *

    "Maggio"
    (di Renzo Pezzani)
    Il grano granisce nei campi;
    le nubi sono armate di lampi;
    la roggia è piena
    di acqua spensierata e serena.
    Metton fiori i balconi,
    il bucato fa bandiera;
    dolce fanciulla, la sera
    s'ingioiella di costellazioni.
    Il giorno è un lungo mattino,
    un vitello è nella stalla;
    sulle aie si balla
    dietro il suono d'un pellegrino.
    E il cimitero, poverino,
    è verde come un giardino.

    * * *

    "Chiesa di Maggio"
    (di Giovanni Pascoli)
    Sciama con un ronzio d'ape, la gente
    da la chiesetta in sul colle selvaggio;
    e per la sera limpida di maggio
    vanno le donne a schiera, lente lente.
    E passano tra l'alta erba stridente,
    e pare una fiorita il lor passaggio;
    le attende, a valle, tacito il villaggio
    con le capanne chiuse e sonnolente.
    Ma la chiesetta ancor nell'alto svaria
    tra le betulle, e il tetto d'un intenso
    rossor sfavilla nel silenzio alpestre.
    Il rombo delle pie laudi nell'aria
    palpita ancora: un lieve odor d'incenso
    sperdesi tra le mente e le ginestre.

    * * *

    "Maggio"
    (di M. Boletti Bonardi)
    Maggio:fragranza di mille rose
    sereni incanti d'albe e tramonti,
    voli e gorgheggi negli orizzonti,
    danze amorose
    d'api sui fiori. Il ciel sorride
    a questa vita fulgente e nuova,
    la rondinella gaia ritrova
    il nido e stride
    piena di vita. Oh, dolce amore!
    Tutto è bellezza, fascino, pace;
    scende la calma, santa e verace,
    in ogni cuore.
    Maggio è tornato pien di promesse
    ed ha per tutti luce e sorrisi:
    nei campi s'alza, tra i fiordalisi,
    copiosa messe.







    Edited by Millam - 4/5/2009, 21:20
     
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    Filastrocche e poesie sul mese di giugno


    "Giugno"
    (di G.M. Noventa )
    Eri più bello a primavera!
    all'orto disse un dì la capinera.
    Con quei fioretti tutti bianchi e rosa
    sembravi il lieve velo di una sposa.
    Risponde l'orto: - Ho cose nuove in pugno:
    le mostrerò a giugno.

    Un dì, all'alba, l'orto si destò;
    di rosso le ciliege pitturò;
    diede il colore giallo alle albicocche;
    empì di dolci succhi avide bocche;
    mise fiocchetti viola al prugno:
    era arrivato giugno.

    * * *

    "Giugno"
    (di Bianchi e Giaroli)
    I contadini sotto il sole di giugno
    raccolgono i covoni di grano.
    Il loro viso scuro riluce di gocce
    di sudore, ma instancabili
    continuano il lavoro.
    Un uccellino, in un prato accanto,
    si ferma un momento a guardare,
    poi continua, in un lieto
    cinguettio, a insegnare ai suoi
    piccoli a volare.

    * * *

    "Giugno"
    (di C. Mazzoleni)
    È bello giugno, col suo biondo grano,
    coi limpidi suoi occhi cristallini!
    Bello è giugno! Fiorito è il melograno,
    cinguettano nell'aria i cardellini.
    Le allodole nei campi son tornate,
    mille rose profumano i giardini,
    le prime pesche, acerbe vellutate
    attirano gli sguardi dei bambini.
    Il contadino, con la falce in pugno,
    miete le bionde spighe, lietamente;
    il caldo sole dell'aprico giugno
    allevia la fatica, dolcemente.
    Il contadino canta una canzone
    ch'esce felice e garrula dal cuore;
    poi pensa alla vicina fienagione
    e un inno grato innalza al Creatore.

    * * *

    "Lucciole"
    (di Marino Moretti )
    Vanno, vanno col loro
    lumino mezzo verde,
    come in soffio d'oro...
    «Lucciola, lucciola, vien da me! ».
    Oh, non aprire il pugno
    per afferrarle... Guai!
    Esse, bimbo, non sai?
    son le fate di giugno...
    «Lucciola, lucciola, vien da me! ».
    Bimbo, che ne faresti
    d'un lumino cosi
    lieve? Immagino, si,
    che me lo spegneresti...
    «Lucciola, lucciola, vien da me! ».
    Lucciole! Col lumino
    loro, il lumino verde,
    a qualcun che si perde
    insegnano il cammino:
    sono le nostre stelle,
    le stelle della Terra,
    o tu che ami la guerra,
    fanciulletto ribelle.
    «Lucciola, lucciola, vien da me! ».

    * * *

    "Sole di giugno"
    (di Renzo Pezzani)
    Giugno! Un bel sole rotondo
    promessa del pane d'oro
    splende sul nostro lavoro,
    la festa alla gente del mondo.

    Colma la casa di tutti,
    carità buona e fiorita,
    porta sapore ai frutti,
    l'ombra di là dalla vita.

    Porta letizia ai bambini,
    provvidenza alle bicocche,
    I calabroni ai biancospini,
    canti alle cune e alle rocce.

    Porta miele agli alveari
    incendia l'aureola dei santi,
    beve nei fiumi e nei mari
    con avide lingue fiammanti.

    E muore ogni sera tra i monti,
    felice del bene compiuto.
    La terra gli scaglia un saluto
    dall'arco degli orizzonti.

    * * *

    "La canzone delle ciliegie"
    (di R. Paccarie)
    Il buon giugno ha maturato,
    coi suoi raggi d'oro puro,
    tutte rosse le ciliegie
    tra il fogliame verde scuro.
    Ora occhieggiano tra i rami
    ed attirano invitanti
    fanciulletti e fanciulline.
    Rosse, nere, morettine,
    ciliegione e ciliegine.
    Con un paio di bei frutti
    io vi faccio gli orecchini,
    scintillanti, rossi e belli,
    come fossero rubini.
    Bimbi belli, bimbe care,
    dai capelli bruni e biondi:
    siete ancora pia giocondi.
    Rosse, nere, morettine,
    ciliegione, ciliegine.

    * * *

    "La canzoncina del mulino"
    (di di Ugo Ghiron)
    Quando, a giugno, biondeggiare
    per i bei campi fiorenti
    vedo il gran che lieto ai venti
    freme e ondeggia come un mare,
    nella mia felicità
    dico in cuor: «Se non mi inganno,
    grazie al cielo, anche quest'anno
    il lavor non mancherà ».
    Un timor solo mi punge:
    il timor della tempesta.
    Ma che gioia, ma che festa
    quando il gran vedo che giunge!
    Me lo portan di lontano,
    dicon tutti: «Buon mulino,
    trita, trita il nostro grano! ».
    Ed io macino contento,
    e la ruota gira e canta:
    dalle pale l'acqua infranta
    spuma e brilla come argento.

    * * *

    "Giugno"
    (di l. Spina)
    Sul bosco già placida cala
    la sera,
    ma un'invisibile cicala
    persiste a sgranare tenace,
    nella dolcissima pace,
    la sua tiritera.
    E, mentre l'ombra s'estende
    e qualche stella compare,
    s'ostina a voler prolungare
    quel ritornello di roche
    parole
    che mettono ancora nella notte
    un poco si sole.

    * * *

    "Canzone di Giugno"
    (di Marino Moretti)
    Stormiscono le fronde
    nell'aria greve, e il sole
    ride alle prataiole
    ed alle biche bionde,

    e rende tutto d'oro
    il campo donde arriva
    la canzone giuliva
    nell'agreste lavoro.

    Ecco è piena la spica
    e la falce è nel pugno;
    e il buon sole di giugno
    rallegra la fatica.

    E la canzone sale
    dal campo del lavoro
    e s'accompagna a un coro
    stridulo di cicale:

    e sale il canto anelo
    da bocche pia lontane
    lodando in terra il pane
    ed il buon Padre in cielo.

    * * *

    "Il grano"
    (di Giovanni Papini)
    Il grano nella sua biondezza antica,
    ondante e secco, chiede mietitura,
    ché in cima alla sua gracile statura
    porge a ogni bimbo una rigonfia spiga.
    Lo vagheggia la madre contadina
    ritta nell'ombra corta d'un pagliaio:
    quanto penare prima che il mugnaio
    gliela riporti in morbida farina!
    La cristiana alza gli occhi al sol feroce,
    poi guarda i figli grondanti, il marito
    gobbo nel solco e col suo nero dito
    fa sopra il campo un gran segno di croce.

    * * *

    "Si miete"
    (di Renzo Pezzani)
    Ricordi quel grano nel solco,
    quel grano piccino così,
    caduto di mano al bifolco
    (che inverno) e di gel non morì?
    Ricordi quel piccolo stelo
    d'un verde lucente, che in campo
    tremava d'un tuono, d'un lampo,
    fidando soltanto nel cielo?
    Ricordi la spiga ancor molle,
    piegata sul gambo cresciuto?
    Il giorno, bambino, è venuto
    che l'uomo la tolga alle zolle.
    Di giugno si miete. Ciascuno
    raccolga nel campo, perchè,
    un poco più bianco o più bruno,
    ciascuno abbia un pane per sé.

    * * *

    "Io sono giugno"
    (di Anonimo)
    Io sono giugno vestito di grano:
    ne faccio biche, ne faccio covoni;
    biondeggio sul colle e sul piano,
    maturo fragole, pesche e lamponi.
    Lucciole e grilli li fo ritornare;
    io sono Giugno dal gran lavorare.

    * * *

    "Cielo di giugno"
    (di di Ada Negri)
    Cielo di giugno, azzurra giovinezza
    dell'anno; ed allegrezza
    di rondini sfreccianti in folli giri
    nell'aria. Ombre, ombre d'ali
    vedo guizzar sul bianco arroventato
    del muro in fronte: ombre a saetta, nere,
    vive al mio sguardo più dell'ali vere.
    Traggon dal nulla, scrivendo con nulla
    parole d'un linguaggio
    perduto; e le cancellano
    ratte, fuggendo via fra raggio e raggio.

    * * *

    "Il libro"
    (di Renzo Pezzani)
    Se pur costa dolore,
    dobbiamo dirci addio.
    lo conosco il tuo cuore,
    tu hai scoperto il mio.

    Insieme abbiam vissuto
    ore calde e serene.
    Ci siam voluti bene.
    Tu intanto sei cresciuto,

    ti sei fatto un ometto;
    tu, bimba, una donnina.
    lo, vecchio che cammina,
    quel che sapevo, ho detto.



     
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    Filastrocche e poesie sul mese di novembre


    "Novembre"
    Io son Novembre che porta la bruma,
    spacca la legna ed il giorno consuma;
    ammazzo l'oca, spoglio le fronde,
    porto acqua ai fossi e la neve al monte.
    E piango i morti finché San Martino
    riporta il sole e il fiasco del vino;
    ma Caterina di neve è già bianca
    e Sant'Andrea mette al fuoco la panca.

    * * *

    "Estate di San Martino"
    (di Cesare Angelini)
    I contadini sotto il sole di giugno
    raccolgono i covoni di grano.
    Il loro viso scuro riluce di gocce
    di sudore, ma instancabili
    continuano il lavoro.
    Un uccellino, in un prato accanto,
    si ferma un momento a guardare,
    poi continua, in un lieto
    cinguettio, a insegnare ai suoi
    piccoli a volare.

    * * *

    "Novembre"
    Novembre, tu porti
    la pioggia e la neve,
    il fiore dei morti,
    il giorno assai breve.
    La foglia abbandona
    il ramo natio
    e tutte le cose
    han voce d'addio!

    * * *

    "Due novembre"
    (di D. Bertolini)
    Oggi il vento
    è profumo leggero
    di crisantemi.
    Si sente
    venire con fremiti
    di secche foglie,
    dalle soglie
    del cimitero.
    profumo di tomba,
    voce profonda
    di mistero,
    richiamo
    insistente
    dell'al di là.
    E noi dobbiamo
    pensare all'eternità...

    * * *

    "Cimitero sul monte"
    (di Renzo Pezzani)
    Per il 4 novembre: Festa delle Forze Armate
    Oh, il piccolo cimitero sull'alta montagna!
    Un camposanto di guerra.
    Così lontano dal mondo che, forse,
    nessuno oggi verrà a visitarlo.
    No, ecco: qualcuno viene. Il giorno
    è sereno e un pastorello è arrivato fin
    lassù con il gregge e mette un fiore su
    ogni fossa.
    La Patria lo vede e, chinandosi per
    baciarlo, gli dice: « Grazie! ».
    Oggi, 4 novembre, è la festa delle
    Forze Armate.
    Dimentichiamo, sì, l'orribile guerra,
    ma è nostro sacro dovere ricordare chi
    ha dato la vita o sofferto per la Patria.

    * * *

    "C'è una Croce"
    (di Renzo Pezzani)
    Per il 1° novembre: Festa di tutti i Santi (istituita nell'anno 731 da papa Gregorio II)
    C'è una croce per dire
    qui finì di soffrire
    un uomo, un bambino,
    la tua nonna, tuo fratello...

    E ce n'è tutto un giardino.
    La pace è per chi muore.
    La pace tiene le chiavi
    di questo cancello.

    Chi entra non faccia rumore.
    Preghi, che Dio l'ascolti
    per tanti cuori sepolti,
    per chi è ora seminato
    in questo lembo di prato.

    Tutti abbiamo da ricordare
    qualcuno che non può tornare.

    * * *

    "La processione dei Santi"
    (di Térésah)
    Le bruciate son cotte a poco a poco
    Nella cenere calda, e che profumo!
    Sale su per la cappa un fil di fumo
    E dai vetri si vede ardere il foco.
    I Santi che viaggiano stanotte
    Scorgono ai vetri quella rossa fiamma.
    Hai messo il piatto alla finestra, mamma?
    Piatto dei Santi con le caldarroste.
    Sfila la processione cheta cheta,
    E ognun si serve e paga una moneta,.
    E la moneta non si vede, ma
    Porta salute con felicità.

    * * *

    "Crisantemi"
    (di Maggiorina Castoldi)
    O pallidi fiori dei morti,
    vi guardo, ma senza tristezza.
    Vi sfiora con lieve carezza
    negli orti
    la luce del sole un po' stanca.
    Fiorite vicino alla scuola,
    e il canto dei bimbi consola
    la bianca
    ghirlanda dei petali fini.
    Novembre vi soffia dal colle
    l'aroma del mosto che bolle
    nei tini.

    * * *

    "2 Novembre"
    (di Zietta Liù)
    Amali, bimbo, i tuoi morti.
    Abbi per loro ogni sera
    una gentile preghiera
    che giunga fino lassù.
    Lassù nel cielo, dove
    sentono un suon di campane;
    senton le voci lontane
    di chi nel mondo li amò.
    E' la migliore ghirlanda,
    bimbi, la vostra preghiera.
    Bimbi, pregate stasera
    pei vostri morti di più.

    * * *

    "4 Novembre"
    (di Teresa Romei Correggi)
    Avevano vent'anni: gioia e amore:
    e donaron la vita come un fiore.
    Italia, Italia, non scordar gli Eroi
    che son caduti pei confini tuoi.
    Vedi? Son là, sull' Alpi, in fitta schiera.
    e presso il mare, con la lor bandiera.
    Gridano ad ogni giovane: Fratello,
    l'amor di Patria quanto è grande e bello.

    * * *

    "Sera dei Santi"
    (di Térésah)
    Pioviscola. C'è un'ombra di turchino
    sul monte, ma la valle è tutta nera.
    A casa, bimbi, che scende la sera
    e i Santi ora si mettono in cammino...

    * * *

    "Novembre"
    (di Diego Valeri)
    Io son Novembre: i bovi
    conduco all'aratura,
    e nella terra scura
    nascondo i semi d'or.
    Cadon le foglie, i rovi
    s'empion di bacche rosse,
    s'empion rivi e fossi
    e a me si stringe il cuor.

    * * *

    "I Crisantemi"
    (di Marino Moretti)
    Nei giardini taciti e negli orti
    nascon, quasi piangendo, i fiori estremi
    dall'odore amarognolo: i crisantemi,
    i crisantemi per i nostri morti.

    * * *

    "Soldato Ignoto"
    (di Teresa Romei Correggi)
    Un soldato ignoto
    a Roma è sepolto
    nessuno sa il suo nome,
    nessuno sa il suo volto.

    Morì con tanti altri
    (così dice la Storia),
    per difendere l'Italia
    e darle la vittoria.

    Soldato che sei morto
    per questa Patria mia,
    una lampada accesa
    sempre per te ci sia!

    * * *

    "Soldato Ignoto"
    (di Ada Negri)
    Lungo le vie dell'urbe
    lentissimo passa
    il carro che fiori
    non porta, ma porta
    i tre colori,
    come ghirlanda
    su piccola cassa.
    Soldati lo seguono,
    fanciulle lo seguono, .
    anch'esse in aspetto di guerra,
    croce rossa, su tunica blu.
    Da vani di porte,
    dai marciapiedi lucenti,
    rapide genti
    guardano: un cenno
    di riverenza gli uomini,
    un segno di croce le donne,
    fra un sospiro e un brivido.
    Chi è?
    Un soldatino ignoto
    ancor quasi un bambino;
    la cassa è cosi piccola
    sotto il vessillo si grande!..
    Forse laggiù al paese
    la mamma che lo aspetta
    ch'egli sia morto non sa,
    ancora non sa.
    E sferruzza una calza sull'uscio,
    e sorride: - A Natale verrà...

    * * *

    "Novembre"
    (di B. Grella)
    E' triste questo mese!
    Nella campagna spoglia
    Trema sui rami, appesa,
    qualche ingiallita foglia.

    Nei prati brulli e arsicci
    lassù sulle montagne,
    sgusciano fuor dai ricci,
    le lucide castagne.

     
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10 replies since 1/12/2008, 13:28   77526 views
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