"Le nuvole"

Fabrizio De André

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  1. Anairam
     
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    Vanno, vengono,
    Ogni tanto si fermano.
    E quando si fermano
    sono nere come il corvo.
    Sembra che ti guardano con malocchio.

    Certe volte sono bianche,
    e corrono,
    e prendono la forma dell’airone
    o della pecora,
    o di qualche altra bestia.
    Ma questo lo vedono meglio i bambini,
    Che giocano a corrergli dietro per tanti metri

    Certe volte ti avvisano con rumore
    prima di arrivare
    e la terra si trema
    e gli animali si stanno zitti
    certe volte ti avvisano con rumore

    Vanno, vengono, ritornano.
    E magari si fermano tanti giorni,
    Che non vedi più il sole e le stelle
    E ti sembra di non conoscere più
    Il posto dove stai.

    Vanno, vengono.
    Per una vera
    Mille sono finte.
    E si mettono lì tra noi e il cielo,
    Per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.



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    Fabrizio De André


     
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    Riporto alcune note di commento tratte da Wikipedia: sono parole di Fabrizio De André sul testo (poetico, come giustamente ha sottolineato Anairam, postandolo in questa sezione) del brano musicale che dà anche il titolo all'album del 1990: "Le nuvole", appunto.
    Il richiamo all'omonima commedia di Aristofane non è casuale, né dissimulato; lo stesso De André, infatti, ne ha spiegato il collegamento:
    CITAZIONE
    « Le Nuvole, per l'aristocratico Aristofane, erano quei cattivi consiglieri, secondo lui, che insegnavano ai giovani a contestare; in particolare Aristofane ce l'aveva con i sofisti che indicavano alle nuove generazioni un nuovo tipo di atteggiamento mentale e comportamentale sicuramente innovativo e provocatorio nei confronti del governo conservatore dell'Atene di quei tempi. La Nuvola più pericolosa, sempre secondo Aristofane, era Socrate, che lui ha la sfacciataggine di mettere in mezzo ai sofisti.
    Ma a parte questo, e a parte il fatto che comunque Aristofane fu un grande artista e quindi inconsapevolmente un grande innovatore egli stesso, le mie Nuvole sono invece da intendersi come quei personaggi ingombranti e incombenti nella nostra vita sociale, politica ed economica; sono tutti coloro che hanno terrore del nuovo perché il nuovo potrebbe sovvertire le loro posizioni di potere.
    Nella seconda parte dell'album, si muove il popolo, che quelle Nuvole subisce senza dare peraltro nessun evidente segno di protesta.
    »
    (Fabrizio De André, 1990)

    Tornando al testo della canzone "Le nuvole"...
    Si tratta di un "testo non cantato da De André, ma interpretato da due donne, una anziana ed una più giovane, che recitano sotto un tappeto sonoro intenso e sognante." (cit. da Wikipedia).

    CITAZIONE
    « Ho scelto Lalla Pisano e Maria Mereu perché le loro voci mi sembravano in grado di rappresentare bene «la Madre Terra», quella, appunto, che vede continuamente passare le nuvole e rimane ad aspettare che piova. È messo subito in chiaro che «si mettono lì / tra noi e il cielo»: se da una parte ci obbligano ad alzare lo sguardo per osservarle, dall'altra ci impediscono di vedere qualcosa di diverso o più alto di loro. Allora le nuvole diventano entità che decidono al di sopra di noi e cui noi dobbiamo sottostare, ma, pur condizionando la vita di tutti, sono fatte di niente, sono solo apparenza che ci passa sopra con indifferenza e noncuranza per la nostra voglia di pioggia... »
    (Fabrizio De André)

    Per quanto mi riguarda, trovo l'insieme di parole, voci e musica assolutamente perfetto e suggestivo: quasi fosse un quadro dipinto da una mano sapiente. O come un'immagine fermata dallo scatto di una macchina fotografica. Ma dietro la tela, o sul retro della foto, c'è dell'altro, come lo stesso De André ha spiegato nella citazione che ho riportato sopra.
    Un testo simile lo avrei potuto attribuire (impropriamente, è chiaro, ma non per caso) ad un'artista che amo in modo particolare: Alda Merini.
    L'atmosfera che mi avvolge leggendo o ascoltando la canzone somiglia molto, infatti, a quella un po' sognante, un po' visionaria presente nelle opere della Poetessa milanese, che, al tempo stesso però, riesce sempre a trasmettere con grande efficacia e lucidità le lacerazioni e i lati bui dell'essere umano.

     
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  3. pulsar.f64
     
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    Evidentemente in ARTP è il periodo delle nuvole.
    Trovo molta affinità tra questo post e quello intitolato L'uomo libero, le nuvole bianche e la perfezione, di Osho Rajneesh Chandra.
    I concetti espressi da Faber e dal mistico indiano si somigliano molto, anche se hanno punti di partenza diversi.
    Per inciso, non ho mai ritenuto la perfezione un valore. Piuttosto, un incidente di percorso, se non addirittura un pericoloso totem al quale si immolano tante giovani vite abbagliate da ciò che esiste soltanto nella pubblicità.
    La perfezione è noiosa e inutile. Non lascia spazio all'immaginazione.
    Ho sempre pensato che la vera bellezza sia nell'armonia dei difetti, anch'essa non facile da raggiungere ma molto più affascinante (e duratura) della perfezione. Non c'è alcun fascino nella fissità temporanea della perfezione.
    Ciò premesso, non potevo non intervenire in un post dedicato al grande Faber, figlio della Liguria e sardo di adozione.
    All'Agnata, l'agriturismo dove viveva, tutto parla ancora di lui, le fronde degli alberi agitate dal vento sussurrano le sue canzoni, il laghetto calmo in mezzo al bosco sembra che ti osservi e la piccola barca che tante volte aveva trasportato Faber sulle sue acque adesso è adagiata su una sponda, con un remo ancora nello scalmo e l'altro poggiato sul fondo dello scafo di legno screpolato.
    Le Nuvole.
    Apre un disco meraviglioso, il penultimo di Faber. La scelta di far recitare il testo a due voci sfacciatamente sarde mi colpì molto al primo ascolto, vent'anni fa. La trovai geniale, affascinante proprio perchè lontana dalla perfezione di ogni forma di dizione.
    Faber era un uomo libero proprio perchè non perfetto. Una Nuvola che è passata troppo in fretta nel nostro cielo e che tutti dovrebbero conoscere. Ma non perchè ha dato risposte importanti. Ha fatto molto di più: ha fatto le domande giuste.
     
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  4. Anairam
     
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    Sono d'accordo con te, Fabio. Amo ciò che non è perfetto, quindi amo la spontaneità e ciò che non colpisce l'occhio, ma il cuore.
    Una distrazione troppo pericolosa e noiosa, come sostieni anche tu.
    In ognuno di noi c'è la perfezione di un tesoro di sentimenti che è lontana da chi annulla sè stesso per cercare altrove. Chissà quante risposte sono così vicine senza renderci conto.
    La nuvola, l'immaginazione di una perfetta simbiosi con l'anima.
     
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3 replies since 30/1/2011, 15:43   5079 views
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