Alcune poesie dei bambini di Terezin

27 gennaio: Giorno della Memoria

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    dalla spumeggiante Fantasia del Tempo...

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    Voi, nuvole grigio acciaio

    Voi, nuvole grigio acciaio, dal vento frustate,
    che correte verso mete sconosciute
    Voi, portatevi il quadro dell’azzurro cielo
    Voi, portatevi il cinereo fumo
    Voi, portatevi della lotta il risso spettro
    Voi, difendeteci! Voi, che siete fatte solo di gas.
    Veleggiate per i mondi, semplicemente, spazzate dai venti
    come l’eterno viandante aspettando la morte
    voglio una volta così come voi – i metri misurare
    di lontananze future e non tornare più
    Voi, cineree nuvole sull’orizzonte
    Voi, siate speranza e sempiterno simbolo!
    Voi, che con il temporale il sole coprite
    Vi incalza il tempo! E dietro a voi è il giorno!

    Vedem, Hanu_ Hachenburg
    (1929 morto nel 1944)




    Sono Ebreo

    Sono ebreo ed ebreo resto
    anche se dalla fame morirò
    così al popolo non recherò sconfitta
    sempre per il mio popolo sul mio onore combatterò
    Orgoglioso del mio popolo sono
    che onore ha questo popolo
    sempre sarò appresso
    sempre di nuovo vivrò

    Franta Bass



    Nostalgia della casa

    E’ più di un anno che vivo al ghetto,
    nella nera città di Terezin,
    e quando penso alla mia casa
    so bene di che si tratta.
    O mia piccola casa, mia casetta, perché m’hanno strappato da te,
    perché m’hanno portato nella desolazione,
    nell’abisso di un nulla senza ritorno?
    Oh, come vorrei tornare
    a casa mia, fiore di primavera!
    Quando vivevo tra le sue mura
    io non sapevo quanto l’amavo!
    Ora ricordo quei tempi d’oro:
    presto ritornerò, ecco, già corro.
    Per le strade girano i reclusi
    e in ogni volto che incontri
    tu vedi che cos’è questo ghetto,
    la paura e la miseria.
    Squallore e fame, queste è la vita
    che noi viviamo quaggiù,
    ma nessuno si deve avvedere:
    la terra gira e i tempi cambieranno.
    Che arrivi dunque quel giorno
    in cui ci rivedremo, mia piccola casa!
    Ma intanto prezioso mi sei
    perché mi posso sognare di te.

    Anonimo
    (1943)


    Lacrime

    e dopo di loro la rassegnazione giunge,
    lacrime
    senza le quali la vita non è,
    lacrime
    ispirazione alla tristezza
    lacrime che scendono senza tregua

    Alena Synkovà



    Una volta

    Una volta una volta arriva
    Una volta la consolazione appare
    Una volta compare la speranza
    Una volta terribilmente si sfoga
    Una volta una brocca di lacrime scoppia
    Una volta alla morte dice “Taci ormai”
    Una volta arriva il giorno giusto
    Una volta d’acqua sarà il vino
    Una volta di piangere smettiamo
    Una volta le ferite si rimarginano
    Una volta Giuseppe, Dio questo
    vincolo di schiavitù getta
    Una volta anche Erode
    muore impazzendo dal terrore
    Una volta Davide pastore
    di porpora si colorirà la tunica
    colui che lo inseguiva
    diventa storpio il vecchio Re Saul.
    Una volta ha fine anche il dolore
    della malinconica esistenza
    una volta arriva il salvatore
    per levare il giogo ai soggiogati
    Una volta saremo se vuole il Signore
    A Canaan portati
    Una volta l’aloe fiorirà
    Una volta la palma i frutti dà
    Una volta tutto quello che è paura
    Una volta passa la nostra povertà
    Una volta entriamo nella tenda di Dio
    Una volta, una volta per noi germoglierà.

    Ivo Katz



    Lettera a papà

    Mammina ha detto, che oggi debbo scriverti
    ma ho avuto tempo, nuovi bimbi sono arrivati
    dagli ultimi trasporti e giocare volevo
    non mi accorgevo come fugge l’istante.
    Mi sono sistemato, dormo sul materasso
    per terra, per non cadere.
    Almeno non c’è bisogno di farsi il letto
    ed al mattino dalla finestra vedo il cielo.
    Ho un po’ tossito, ma non voglio ammalarmi
    così sono felice quando corro in cortile.
    Oggi da noi una veglia si terrà
    proprio come in estate al campo degli scout.
    Canteremo canzoni conosciute
    la signorina suonerà la fisarmonica.
    So che ti meravigli di come stiamo bene
    e che sicuramente ti rallegreresti di stare qui con me.
    Qualcos’altro, papà: vieni qui presto
    e sia più lieto il tuo volto!
    Quando sei triste, mammina allora si dispiace
    e dei suoi occhi mi manca lo splendore.
    E hai promesso di portarmi i libri
    che veramente da leggere non ho nulla,
    per favore vieni domani prima che sia buio
    del mio grazie puoi essere sicuro.
    Ormai debbo finire. Da parte della mamma ti saluto
    con impazienza aspetto il suono dei tuoi passi
    el corridoio. Prima che di nuovo con noi sarai
    ti saluta e ti bacia il tuo fedele ragazzo.

    Hajn


    E’ così

    In quella che è chiamata la piazza di Terezin
    è seduto un piccolo vecchio
    come se fosse in un giardino.
    Ha la barba e un berretto in testa.
    Col suo ultimo dente
    mastica un pezzo di pane duro.
    Mio Dio, col suo ultimo dente:
    invece d’una zuppa di lenticchie
    povero superstite!

    "Koleba":

    M. Kosck
    (nato il 30.3.32; morto il 19.10.44 ad Auschwitz)
    H. Loewy
    (nato il 29.6.31; morto il 4.10.44 ad Auschwitz)
    Bachner
    (dati anagrafici non accertati)




    Tutti questi bei momenti
    si son persi senza rimedio
    la mia vita non ha una meta
    e per cercarla non ho più le forze.
    Ancora una volta soltanto
    la tua testa nelle mie mani, prendere
    poi chiudere gli occhi
    e nelle tenebre andarsene in silenzio.

    Anonimo



    La farfalla

    L’ultima, proprio l’ultima,
    Così ricca, smagliante, splendidamente gialla.
    Se le lacrime del sole potessero cantare contro una pietra bianca…
    Quella, quella gialla
    E' portata lievemente in alto.
    Se ne è andata, ne sono certo, perché voleva dare un bacio d’addio al mondo.
    Per sette settimane ho vissuto qui,
    Rinchiuso dentro questo ghetto
    Ma qui ho trovato la mia gente.
    Mi chiamano le margherite
    E le candele che splendono sull’abete bianco nel cortile.
    Solo che io non ho visto mai un’altra farfalla.
    Quella farfalla era l’ultima.
    Le farfalle non vivono qui, nel ghetto.

    Pavel Friedmann
    (4-6-1942)




    Paura

    Oggi il ghetto prova una paura diversa,
    Stretta nella sua morsa, la Morte brandisce una falce di ghiaccio.
    Un male malvagio sparge il terrore nella sua scia,
    Le vittime della sua ombra piangono e si contorcono.

    Oggi il battito di un cuore di padre narra del suo terrore
    E le madri nascondono la testa tra le mani.
    Adesso qui i bimbi rantolano e muoiono di tifo
    Il loro sudario sconta un’amara tassa.

    Il mio cuore batte ancora nel mio petto
    Mentre gli amici partono per altri mondi.
    Forse è meglio – chi può saperlo? –
    Assistere a ciò oppure morire oggi?

    No, no, mio Dio, voglio vivere!
    Senza vedere dissolversi i nostri numeri.
    Vogliamo avere un mondo migliore,
    Vogliamo lavorare – non dobbiamo morire!

    Eva Pichová
    (dodici anni, Nymburk)




    Il giardino

    Un piccolo giardino,
    Fragrante e pieno di rose.
    Il viale è stretto,
    Lo percorre un piccolo bambino.

    Un piccolo bambino, un dolce bambino,
    Come quel fiore che sboccia.
    Quando il fiore arriverà a fiorire
    Il piccolo bambino non ci sarà più.

    Franta Bass

     
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  2. Immanvel
     
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    Le ultime tre sono quelle che mi sono piaciute di più.

    È incredibile constatare come dei bambini possano scrivere certe cose, può dare un'idea delle condizioni pessime in cui si trovavano.
     
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    Hai ragione, Immanvel...
    E' proprio questo il motivo per il quale ho inserito le poesie dei bambini di Terezin: dicono molto più di tante parole...
     
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  4. ~A Change of Pace.
     
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